venerdì, Aprile 19, 2024

Sergio Assisi parla della pandemia e dei suoi progetti futuri

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Giuseppe Giorgio
Giuseppe Giorgio
Caporedattore, giornalista professionista, cura la pagina degli spettacoli e di enogastronomia

Sergio Assisi, attore, regista, autore e sceneggiatore, parla della questione Covid 19 e dei tanti impegni in attesa di rivedere la luce del pubblico.

Attore, regista, autore e sceneggiatore, autentico beniamino del pubblico teatrale, cinematografico e televisivo, anche Sergio Assisi parla della questione Covid 19 e dei tanti impegni in attesa di rivedere la luce del pubblico.

Napoletano doc, dopo una lunga gavetta teatrale e l’esordio nel cinema del 1998 con il film  “Ferdinando e Carolina” per la regia di Lina Wertmuller, Assisi ha ottenuto la grande popolarità in Tv dapprima con la miniserie prodotta da Edwige Fenech, “Lattentatuni- Il grande attentato”, poi nelle prime stagioni della serie “Capri” e ancora, nell’altra miniserie “Assunta Spina”, nella terza stagione del 2014 di “Una pallottola nel cuore” con Gigi Protetti e nel film “Non ho niente da perdere”, di Fabrizio Costa, con Carolina Crescentini ed Edoardo Pesce.

Ed è proprio pensando alle sue affermazioni e ai progetti fermi a causa della pandemia che le risposte offerte dall’artista si manifestano sature di malumore per una situazione gestita male e ben lontana dalla soluzione.

Può parlarci della sua ultima apparizione su Rai Uno nella terza stagione della fiction “L’Allieva” e della sua nota consapevolezza circa l’annunciata mancanza del seguito con la quarta serie?

«Arrivare in corso d’opera sul set de “L’Allieva tre”, per me è stata un’esperienza bellissima. Purtroppo già prima dell’ultima puntata andata in onda a novembre dell’anno scorso, sapevo che per i vari impegni dei protagonisti, Lino Guanciale e Alessandra Mastronardi, difficilmente ci sarebbe stato un seguito. Ecco perchè al proposito, ho da subito risposto a quanti mi chiedevano notizIe sul futuro della serie, che quella vista sarebbe stata con ogni probabilità l’ultima puntata in tutti i sensi».

Come sta vivendo questo isolamento e come osserva il dramma che il mondo dello spettacolo sta subendo a causa della pandemia?

«Molto male! Il pensiero che mi assale è quello di una categoria privata di ogni attenzione. E’ come se il teatro, il cinema e il mondo dello spettacolo non fossero considerati necessari alla sopravvivenza. Nessuno considera il fatto che così come esiste il cibo per il sostentamento del corpo, esiste anche quello per la mente rappresentato dall’arte dello spettacolo.

Così continuando, il cervello se ne va e tante persone se non moriranno di Covid saranno indotte a morire di inedia. Se dovessi immaginare questa situazione protratta a lungo termine preferirei di gran lunga affrontare il Covid. E’ stata annullata la vita sociale. Non si possono più avere contatti, manifestazioni d’affetto, non si può fare più cultura. Condizioni che rendono difficile l’esistenza umana.

Per non parlare dell’aspetto economico e degli appelli dei politici che mentre loro guadagnano 20mila euro al mese, impongono lo stop a chi ne guadagna appena 400, destinando tante persone a una lenta morte civile».

Quali sono i suoi progetti bloccati dal Covid e cosa ha in cantiere per la ripresa?

«Dopo la bella esperienza con il film del 2015 “A Napoli non piove mai…” che ho scritto, diretto e interpretato nel ruolo di Barnaba, un quarantenne affetto dalla sindrome di Peter Pan, una volta raggiunta la sicurezza con una solida produzione, tornerò sul set con un altro mio film intitolato “Anche le lucciole fanno l’amore”.

Una storia ricca di sentimenti, con tanti personaggi atipici e per molti versi disadattati, che fanno i conti con la realtà in un modo del tutto diverso. Parlando di teatro, invece, spero al più presto di potere recuperare sulle varie piazze già programmate, le date riservate alla mia commedia “L’ispettore Drake e il delitto perfetto”, un lavoro che ho tratto dall’opera di David Tristram e per il quale oltre a firmare la regia, mi diverto a calarmi nei panni dello stravagante personaggio principale.

Si tratta di una messinscena dalle tante sfaccettature nella quale esprimo la volontà di miscelare lo humor tipicamente inglese con un mix di dialetti che vanno dal napoletano al milanese, fino a giungere al romanesco».

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