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Omofobia, in Italia un caso ogni tre giorni

Adolescenti allontanati da casa, alberghi che non accettano coppie gay, sindaci si rifiutano di celebrare unioni civili, incendi appiccati sulle spiagge gay friendly.

di Chantal Collaro  Nonostante la legislazione italiana abbia fatto grandi passi avanti con la legge sulle unioni civili, sono tante le storie di discriminazione ed emarginazione che finiscono sui giornali. L’ILGA, la più importante che si occupa dei diritti umani di omosessuali e trans, in un Report del 2016, accusa l’Italia di essere il paese più omofobo dell’Europa occidentale. In Italia sono stati stimati cinque milioni  di omosessuali. Molti di loro mantengono segreta la loro diversità perchè ancora oggi per la maggior parte sono offesi in pubblico, emarginati, vittime di discriminazioni e atti spregevoli. Spesso non sono accettati neanche nell’ambiente familiare, sul posto di lavoro. I ragazzi subiscono atti di bullismo da parte dei compagni di scuola quasi tutti i giorni. In un’indagine realizzata dall’Istat sulla situazione dei diritti degli omosessuali in Italia, emerge che il 40% dei gay italiani affermano di aver subito almeno un episodio di discriminazione nell’arco della sua vita. La famiglia resta l’ambiente più ostile e solo il 20% di loro ha fatto coming out (cioè si è dichiarato) con i genitori.

Durante, l’estate numerosi articoli di testate giornalistiche hanno riportato dal Nord al Sud della penisola, episodi di omofobia, cioè il sentimento di chi prova paura o disgusto verso gli omosessuali o i suoi sentimenti. La presidente di Arcigay Ferrara, Manuela Macario, è stata pubblicamente rimproverata per i suoi presunti comportamenti inopportuni tenuti in spiaggia. Una coppia gay dell’isola di Ischia, Gaetano e Giuseppe, sono stati, nel mese di luglio, barbaramente aggrediti e picchiati nei pressi della loro abitazione. Alcuni b&b hanno rifiutato di accettare coppie gay. Come Gennaro e il suo compagno, entrambi della città di Napoli, la cui prenotazione è stata respinta dal titolare di una casa vacanze a Ricadi, in Calabria, non appena si è reso conto che i suoi ospiti erano due uomini, (articolo 2anews del 24 luglio 2017). Il sindaco di Favria nel Canavese, Serafino Ferrino, si è rifiutato di celebrare, nonostante la nuova legge sulle unioni civili, l’unione tra Massimo e Luca. Senza dimenticare tutti i ragazzi che sono stati insultati, schiaffeggiati, picchiati nei locali pubblici, per strada in pieno giorno. La cronaca di questa settimana, non fa eccezione. La storia dei due ragazzi campani Francesco e Giuseppe, 18 e 22 anni, cacciati di casa dalle loro famiglie rispettive e costretti a dormire sulle panchine per strada solo perché si amano.

«Solo, sono rimasto solo con il mio ragazzo. Giuseppe ha condiviso lo stesso destino: lo hanno cacciato. Hanno detto “O lui o noi”. La sua famiglia è, diciamo così, all’antica. E così ha perso anche il lavoro, faceva l’aiuto-pasticciere».

La lotta all’omofobia in Italia, non si può combattere solo a colpi di leggi dello Stato. La risposta per contrastare la crescita di tali comportamenti spregevoli, deve provenire inevitabilmente dall’educazione e dall’istruzione. La scuola ma anche l’ambito familiare devono influire sul modo di percepire la diversità. Essere diverso non è una forma di inferiorità, di inadeguatezza o di disadattamento.

La Chiesa Cattolica ha intrapreso questa strada quando circa un anno fa Papa Francesco, in occasione della presentazione del libro-intervistaIl nome di Dio è Misericordia”, ha lanciato un appello ad ”Accogliere i gay senza giudicarli”. A maggio scorso, il pontefice ha fatto un ulteriore gesto significativo aprendo le porte della chiesa ai gay durante la giornata mondiale per la lotta all’omofobia.

Articolo pubblicato il: 30 Agosto 2017 12:24

Redazione

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