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Nell’Italia che non vince ma piace, brilla sempre più la stella di Insigne

Lorenzo Insigne si rivela sempre più leader e al centro del progetto di Mancini, in una Nazionale cui continua a mancare la via del gol, ma che raccoglie sempre più elogi.

Da uno 0-0 all’altro, il risultato non è cambiato ma la Nazionale sì. Un anno dopo il triste pareggio con la Svezia costato il Mondiale, nel suggestivo ritorno a San Siro gli azzurri riescono a cancellare i peggiori ricordi e confermano di aver avviato un nuovo corso, all’insegna del bel gioco, portandosi però dietro l’annoso problema del gol. Contro il Portogallo Immobile fa cilecca, e non è l’unico con la mira appannata in un’Italia bella ma sprecona, che così vede sfumare le ultime chance di qualificarsi alle Final Four della Nations League.

Le luci a San Siro non sono solo quelle degli smartphone accesi dai circa 73mila spettatori, entusiasmati dalle azioni elaborate di una squadra che a tratti gioca a memoria. Il problema è in area, perché 14 tiri non sono bastati a segnare un gol, che comunque non sarebbe bastato da solo a qualificare gli azzurri alla fase successiva, raggiunta con un turno d’anticipo dal Portogallo, che martedì potrà affrontare senza pressione la Polonia. Non è finita come sperava l’ex n.1 della Figc Tavecchio, tornato a San Siro “sereno” a un anno dalla disfatta, a cui seguirono le sue dimissioni ma non quelle del ct Ventura, e un post gestito a suo dire in modo “drammatico”.

Tavecchio al fianco di Gravina

Al suo fianco il nuovo presidente appena eletto, Gravina, al debutto in una partita che comunque chiude il cerchio per cinque titolari contro il Portogallo in campo anche contro la Svezia, e soprattutto per chi quella sera era impotente in panchina: Insigne. Il fantasista del Napoli è il giocatore che accende l’Italia con le sue giocate di prima, e anche il pubblico con le esortazioni ad alzare il volume del tifo. Insigne parte esterno a sinistra, attaccando di continuo lo juventino Cancelo e cercando l’imbucata per i compagni. E’ uno degli uomini chiave del gioco di Mancini, una manovra che si sviluppa attraverso i piedi di Verratti e Jorginho, trova sfogo soprattutto verso Immobile e lo stesso Insigne, ogni tanto sorprende grazie agli inserimenti nello spazio di Barella, mentre sfrutta Chiesa meno di quanto si potrebbe. Dell’esterno della Fiorentina è il primo tiro azzurro dopo 2′, in avvio di un primo tempo vissuto all’arrembaggio dall’Italia, che ha più occasioni da gol ma sbaglia la mira.

Pesante il tap in sparato alto da Immobile al 5′, dopo una parata su Insigne di Rui Patricio, bravo al 35′ anche su un tiro dell’attaccante della Lazio. I connazionali di Cristiano Ronaldo sono rassegnati all’idea di difendersi e ripartire (34% di possesso palla), nel primo tempo creano un solo pericolo, sventato da Chiellini, in scivolata su Bruma dopo 11′. Il capitano, alla 100/a azzurra, si conferma colonna della difesa, decisamente più preciso dell’altro centrale juventino, Bonucci: fischiato (ben più dell’inno portoghese, con gli azzurri e parte del pubblico ad applaudire) per il suo addio al Milan, sbaglia qualche pallone e al 36′ va vicino al gol di testa. Nella ripresa l’Italia riparte aggressiva, ma a furia di sbagliare rischia di subire la beffa dall’interista Joao Mario (23′), appena entrato fra i fischi di San Siro, e al 31′ è Donnarumma a deviare una fucilata di Carvalho. Nel finale Mancini inserisce Lasagna per Immobile, Pellegrini per Verratti e Berardi per Chiesa, ma il gol resta un tabù.

Articolo pubblicato il: 18 Novembre 2018 19:14

Francesco Monaco

Francesco Monaco, giornalista. Esperienza dalla carta stampata a internet, radio e tv. Scrittore, il suo primo romanzo: 'Baciami prima di andare'.