giovedì, Aprile 25, 2024

Calcio Napoli: analisi di una crisi

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Gianmarco Giugliano
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Gianmarco Giugliano, cura la pagina dello sport calcio di 2ANews, laureato in Giurisprudenza, scrittore e giornalista.

Società, allenatore e squadra: nessuna delle componenti può dirsi estranea al terribile momento del Calcio Napoli. Chi ne paga le conseguenze sono sempre e solo i tifosi 

Si dovrebbe pensare al Genoa che sarà l’avversario di domani sera ed invece si resta tutti concentrati sulla vicenda che martedì, dopo la partita col Salisburgo, ha sconvolto tutti.

Non era mai successo, a memoria, che una squadra si rifiutasse di andare in ritiro andando contro la decisione della società e non era mai successo che la stragrande maggioranza della tifoseria condannasse senza se e senza ma la decisione della squadra.

Analizziamo colpe e mancanze delle tre componenti principali: società, allenatore e squadra.

Società:

Premesso che è nelle facoltà del Presidente mandare la squadra in ritiro nei tempi e nei modi che ritiene necessari, è altresì incredibile come una società ai vertici del calcio italiano e costantemente tra le 15a e la 20a posizione in Europa possa strutturarsi così semplicemente: un Presidente e… basta. Nessuna persona che faccia da filtro tra giocatori e presidente, nessun addetto stampa in grado di essere la voce della presidenza  per far sì che le notizie vengano “filtrate” prima di andare in pasto ai media ed abbiano interpretazioni diverse soprattutto per i tifosi.

Ovvio che è facile fare il “padre padrone” mentre è meno facile strutturarsi in maniera tale da evitare uscite quanto meno poco eleganti.

Non deve essere stato facile per Insigne sentirsi dire “deve decidere cosa fare da grande” oppure per Callejon e Mertens sentirsi dire che se volevano potevano andare a fare i marchettari in Cina. Uscite che riportano ad un calcio anni 80 dove i Costantino Rozzi o i Sibilia, pur ottenendo grandi risultati sportivi, prendevano la scena per le loro uscite.

Ma siamo in un altro millennio dove ogni parola va pesata e dove ogni pensiero dovrebbe essere prima condiviso con i diretti interessati o con i loro procuratori.

Oltre che la struttura semplificata, la società, probabilmente ha commesso un errore mai fatto negli anni precedenti: non ha venduto i calciatori migliori mantendendo la “rosa” e scommettendo sulla possibilità di poter vincere qualcosa. Dalle vendite di Lavezzi e Cavani è nato il Calcio Napoli di Benitez e quello di Sarri, tra le lamentele dei tifosi e nella concretezza dei risultati ottenuti.

Il Calcio Napoli, per struttura e capacità economica non potrà mai (tranne miracoli) diventare una Juventus nè un’Inter nè un Real Madrid: il Calcio Napoli deve comprare giocatori pronti ad esplodere e rivenderli al massimo del loro prezzo per scommettere su altri. Molti diranno: “ma così non si vince”, forse è vero ma è anche vero che si mantengono nel gruppo stimoli altissimi e bilanci soddisfacenti. Questi, almeno, sono i risultati, dati alla mano, degli anni di De Laurentiis.

Squadra:

Parto da alcune considerazioni: Mertens e Callejon sono ancora senza rinnovo e “toccati” dalle sirene cinesi; Allan voleva andare via a gennaio scorso, Koulibaly è rimasto per vincere ma si sta rendendo conto che, per un motivo o per un altro, è praticamente impossibile; Insigne “capitano per caso” prima si lamenta della posizione in campo per poi, subentrato a Salisburgo esultare per il gol vittoria con tanto di abbraccio di gruppo finale.

Tutti questi malumori sono esplosi nella notte di martedì dopo la conferma da parte della società del ritiro ed alla successiva decisione di non rispettare la volontà del Presidente e di tornare a casa. Aggiungiamoci anche gli scarsi risultati in campionato ed ecco che la miscela diventa esplosiva.

Ma cari ragazzi, ma come vi viene in mente di non andare in ritiro? Ma come vi viene in mente di “stizzire” milioni di tifosi che fino a poche ore prima vi avevano applaudito fino al punto di mettere in discussione l’operato di Ancelotti?

E’ di oggi la notizia che sono partite le scuse di Allan verso Edo De Laurentiis ma non penso che possano bastare per placare l’ira di un presidente già vulcanico di per sè e che ci ha messo quasi 24 ore per lanciare un comunicato ufficiale dopo martedì sera, probabilmente un tempo necessario per sbollire l’ira.

I fischi dei tifosi presenti all’allenamento a porte aperte hanno sancito la fine di un idillio che sembrava impossibile da far crollare e chissà come il pubblico reagirà domani sera.

Anche le pessime prestazioni in campionato, ora, hanno un perchè: questo malumore che molti calciatori portano dentro si riversa nelle prestazioni in campo. Sempre dati alla mano i migliori dall’inizio della stagione sono stati: Di Lorenzo (appena chiamato in nazionale e voglioso di confermarsi a grandi livelli) Meret (alla sua prima grande stagione da titolare e vogliosissimo di scalare posizioni in nazionale); Fabian Ruiz (voglioso di mettersi in mostra per le grandissime squadre europee), Milik (dopo due anni fermo ai box per infortuni, desideroso di ripetersi come nell’ultima stagione) e ,a tratti, Mertens (desideroso di battere il record di Hamsik). Ecco! Le motivazioni, la voglia di dimostrare in campo la propria forza, la voglia di arrivare ai massimi livelli: questo spinge i giocatori appena citati a rendere in campo.

L’aver perso, inoltre, nello spogliatoio gente come Hamsik, Reina ed Albiol senza avere leader carismatici in sostituzione, non ha permesso una coesione del gruppo così come era avvenuto in passato. Lo stesso Insigne, come detto, è un “capitano per caso” e non certo per meriti. Lontanissimo il carisma di un Bruscolotti, Juliano, Hamsik per non parlare di Maradona. E’ proprio Lorenzo a rischiare di più: da capitano della squadra avrebbe dovuto portare tutti a più miti consigli ed invece ha voluto fare la parte del Masaniello forse non conoscendo come andò a finire la storia…

Possibile una epurazione tra Gennaio e estate prossima ma siamo a novembre e c’è tutta una stagione davanti.

Allenatore:

mi aspettavo di più da Ancelotti in questa situazione. Possibile che un uomo della sua esperienza non si sia reso conto dei problemi dello spogliatoio? Possibile che un uomo del suo carisma non sia riuscito a convincere i ragazzi ad andare in ritiro e seguirlo? Possibile che un uomo così “medagliato” non si renda conto che la squadra corre poco in campo e che le “teorie” ipotizzate nel ritiro estivo sono, al momento, non attuabili? Dov’è il pressing alto? dov’è la corsa che dovrebbero mettere in campo i giocatori per attuarlo? Dov’è la difesa veloce che doveva “salvare” la squadra quando gli avversari uscivano dal pressing? E come può una squadra che non corre (il Calcio Napoli è la terzultima in classifica nei chilometri percorsi in campionato) supportare, oltre ai due attaccanti, anche Insigne e Callejon?  Il Calcio Napoli gioca con quattro punte ed anche se due sono mascherate, hanno pur sempre caratteristiche più di attaccanti che di centrocampisti.

Ovvio che quando la squadra corre ed è concentrata i risultati si vedono: Liverpool, Salisburgo, Atalanta e, personalmente, primo tempo col Brescia sono momenti di ottimo calcio giocato bene, con schemi visibili ed applicazione tattica. Troppo poco dopo 15 partite, troppo poco.

Fin quì l’analisi delle tre componenti nel Calcio Napoli.

Ci si augura che tutti e ripeto tutti possano fare un piccolo passo indietro e pensare a giocarsi una stagione che non ha ancora detto nulla e che può essere ancora piena di soddisfazioni. Il presidente dovrebbe convocare una riunione per parlare faccia a faccia con i responsabili, l’allenatore dovrebbe fare da mediatore insieme a Giuntoli e la squadra dovrebbe solo chiedere scusa a tutti, soprattutto ai tifosi stanchi di essere presi in giro prima dalla Lega con le sue assurde e macchinose giustificazioni sul VAR e poi, addirittura, dai propri giocatori.

Il giocattolo si è rotto… ormai questo è chiaro. Ci si chiede, però, se prima di buttarlo definitivamente, è possibile giocarci fino a fine stagione. Poi verranno nuovi interpreti, nuovi “eroi” che indosseranno sempre la stessa maglia, quella per la quale i tifosi sognano, fanno sacrifici e che, a Napoli, davvero è come una seconda pelle.

Domani c’è il Genoa, riscattatevi almeno sul campo…

 

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