martedì, Aprile 23, 2024

Al Teatro Bellini in scena American Buffalo di Marco D’Amore

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Giuseppe Giorgio
Giuseppe Giorgio
Caporedattore, giornalista professionista, cura la pagina degli spettacoli e di enogastronomia

Al Teatro Bellini in scena American Buffalo del premio Pulitzer, David Mamet, con l’attore e regista  Marco D’Amore.

Napoli– L’American Buffalo del premio Pulitzer, David Mamet, si trasferisce a Napoli, dove, tra ataviche reminescenze eduardiane ed il demologico scenario di una delle tante “puteche” di una Partenope ancora plebea, vede l’attore e regista  Marco D’Amore (l’eroe maledetto del Gomorra televisivo)  insieme a Tonino Taiuti e Vincenzo Nemolato, portare al Teatro Bellini il famoso testo del 1975, presentato anche al cinema nel 1996 con Dustin Hoffman. Al Teatro Bellini in scena American Buffalo di Marco D'AmoreE così, viaggiando nella drammaturgia di Mamet, per l’occasione riletta dal noto giallista Maurizio de Giovanni,  il protagonista Donato Russo, detto “Don”, un venditore di oggetti vecchi con la sfrenata mania dell’America, emulo di quel carosoniano “tu vuò fa l’americano”, interpretato magnificamente da Taiuti, porta in scena le immagini di un fallimento annunciato. Con lui a completare l’antropologico quadro, un ragazzo psichicamente labile di nome “Roberto” impersonato da Nemolato ed uno stravagante derelitto chiamato “Professore” incarnato da D’Amore.  Nella cornice di una bottega stracolma di oggetti vecchi, lampadari usati che pendono dal soffitto, bandiere a stelle e strisce, biciclette, busti, macchine per scrivere, radio e giradischi, il proprietario Donato (detto Don)  decide di organizzare un “colpo”, per sottrarre un prezioso nichelino (l’American Buffalo del titolo) ad un collezionista al quale l’aveva lui stesso avventatamente venduto ignaro del suo grande valore. E sarà proprio questa impresa fallita ancor prima di prendere corpo, a dare vita ad una serie di vicende in cui i personaggi diventati napoletani agiscono prodigiosamente tra lo stesso realismo schietto e brutale e la medesima musicalità dello slang dello scrittore statunitense. Con de  Giovanni che insieme alle parole sembra tradurre in napoletano sia l’essenza dell’autore che le mutazioni e gli stravolgimenti di una società allo sbando, il lavoro porta dinanzi al pubblico tutta l’incertezza del nostro tempo insieme ad un gioco pericoloso e scellerato capace di porre in discussione la vita e la morte. Con la bella scena di Carmine Guarino, i  costumi di Laurianne Scimemi, le luci di Marco Ghidelli ed il  sound designer di Raffaele Bassetti, l’ American Buffalo in una Napoli tristemente attuale, beneficia di una regia che offre ampio spazio ai dialoghi forti e ai tre attori protagonisti che bene rappresentano i loro tipi intrisi di maledetta umanità con energia e misuratezza.  Forte di un’ innata freschezza, il lavoro piace e con esso il modo di esporre attraverso il palcoscenico, sia pure lontani dall’deologia di un’ America colonizzatrice, tutte le  speranze ed i turbamenti di un popolo in eterna e beckettiana attesa come quello napoletano.

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