giovedì, Aprile 25, 2024

Borsalino, è fallita la storica azienda di cappelli dei divi

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La Borsalino, marchio dei cappelli per eccellenza, è ufficialmente fallita. In queste ore, un tribunale ha respinto la seconda richiesta di concordato avanzata dallo svizzero Camperio.

Una delle più famose aziende di cappelli al mondo, fondata ad Alessandria nel 1857 da Giuseppe Borsalino è stata dichiarata fallita, dopo che il tribunale della città ha respinto la seconda richiesta di concordato preventivo della Haeres Equita, la società dello svizzero Philippe Camperio che la gestisce con un contratto di affitto. Borsalino, è fallita la storica azienda di cappelli dei diviNel dicembre 2016 il tribunale aveva già respinto una prima richiesta di concordato, a cui era seguita la proposta di un nuovo piano industriale a primavera; nel frattempo le attività di produzione erano continuate, con le previsioni di fatturato di quest’anno che superano i 17 milioni di euro. Nel pomeriggio i sindacati hanno incontrato i curatori fallimentari Stefano Ambrosini e Paola Barisone; nel frattempo, scrive il Sole 24 Ore, potrebbe aprirsi una fase di gara per la concessione del contratto.

La crisi di Borsalino è legata alla bancarotta dell’imprenditore astigiano Marco Marenco, una delle più grandi della storia italiana, pari a, secondo le stime, 3,5 miliardi di euro. Marenco, che controllava più di 160 società soprattutto nel campo dell’energia, è stato arrestato a Lugano nell’aprile del 2015 e poi estradato in Italia.

Borsalino, è fallita la storica azienda di cappelli dei diviPer ora, si sa solo che il made in Italy ha perduto un’altra importante testimonianza dell’ineguagliabile bellezza prodotta dalle nostre sapienti mani artigiane. Su iniziativa del Comune di Alessandria e della Borsalino S.p.A. nella primavera del 2006 è stato inaugurato un museo per ricordare le varie fasi storiche che hanno caratterizzato l’industria del cappello Borsalino. Il Museo, che si estende su una superficie espositiva di 400 m², ospita circa duemila cappelli – scelti fra gli oltre quattromila della collezione – esposti negli storici armadi in stile Chippendale, realizzati negli anni Venti da Arnaldo Gardella per la Sala Campioni dell’ex manifattura di corso 100 Cannoni. È previsto per la fine del 2017 il trasloco del museo in uno spazio più grande e un restyling espositivo. Il Borsalino è stato utilizzato in molti momenti celebri del cinema: Humphrey Bogart e Ingrid Bergman nella scena finale di Casablanca, Marcello Mastroianni in , Jean-Paul Belmondo in Fino all’ultimo respiro, Toni Servillo in La grande bellezza. Soprattutto, la manifattura di Alessandria concede l’uso del proprio nome a due pellicole cult degli anni Settanta: BorsalinoBorsalino and Co.. L’idea è di Alain Delo e Borsalino accetta a patto che sulle locandine appaia il logo dell’azienda.

Borsalino, è fallita la storica azienda di cappelli dei diviIl laboratorio di Alessandria, aperto nel 1857, diventò industria: produceva 2.500 cappelli al giorno e il Grand Prix, un importante attestato di qualità vinto all’Esposition Universelle di Parigi del 1900, diffuse la fama del marchio in tutto il mondo. Alla vigilia della prima guerra mondiale Borsalino produceva circa 2.000.000 di cappelli all’anno e dava impiego a oltre 2.500 dipendenti. Non solo: la produzione dei cappelli di qualità imponeva l’uso esclusivo di feltro di pelo di coniglio e questo determinò una ricaduta positiva nell’economia rurale piemontese. All’estero il marchio conquistò i mercati più importanti: quello della City londinese, con le bombette, ma soprattutto quello statunitense, dove i cappelli Borsalino furono adottati dallo star system hollywoodiano. Il suo ridimensionamento avvenne in concomitanza con la caduta in disuso dei copricapi formali. Dopo un cambio di proprietà negli anni novanta, la situazione è andata via via peggiorando fino all’epilogo odierno.

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