giovedì, Marzo 28, 2024

Luca Moretto e le sue opere in “silicone colorato”. Quando il dolore genera l’Arte

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Vederle e avere timore di toccarle. Perché l’arte è materia da preservare. Sono le opere di Luca Moretto che attraverso un sapiente gioco di forme e colori ti danno al tatto quel senso di morbidezza e di benessere che solo un artista è in grado di trasmettere.

Le sue creazioni in “silicone colorato” non solo esprimono un concetto nuovo di arte, ma fanno trasparire l’anima dell’uomo ancor prima di quella dell’artista. Un uomo che ha sperimentato sulla propria pelle il dolore.

Sensazioni così diverse da quel che comunicano i suoi lavori, dove il desiderio di vivere, di correre e di sognare è il fil rouge di una creazione che prima ancora di essere materia è essenza.

Luca Moretto nasce a Jesolo, in provincia di Venezia, nel 1976 e la sua prima formazione artistica si svolge presso l’Istituto Statale d’Arte I.S.A. di Venezia. Da sempre ha avuto la “voglia di fare arte”, la voglia di creare, di realizzare progetti ma anche soluzioni d’arredo. È voglia di esprimere arte.

All’età di 23 anni, nel 1999, un incidente stradale cambia radicalmente la sua vita: tra sale operatorie, morfina e sofferenza non solo fisica ma anche psicologica, perché non riusciva a fare un lavoro normale a causa dei dolori. Luca è riuscito a trasformare il dolore in creatività, divenendo a tutti gli effetti un artista.

In seguito, nel 2005, si iscriverà ad un corso di pittura per acquisire una maggiore padronanza tecnica. Infatti inizia a lavorare con i colori ad olio. Ha iniziato ad usare il silicone subito, dalle sue prime opere dell’inizio 2006, il corso di pittura l’ha terminato in anticipo perché ha sentito la necessità di andare oltre l’arte figurativa. Ma abbiamo chiesto direttamente a lui di svelarci il segreto della sua passione e soddisfare la nostra curiosità.019_15marilynmurrinapop

Luca perché hai scelto il silicone?

“Il silicone lo conosco da tempo, dalle mie esperienze lavorative precedenti al incidente, lo usavo come materiale di rifinitura nel settore arredamenti.

Ma l’intuizione è arrivata un giorno mentre stavo finendo un lavoretto nella mia stanza. Tre tele appena acquistate e sballate dal cellophane. Mentre le guardo, penso a cosa mettere giù, ma in quel momento l’occhio plana sulle cartucce di “silicone nero” che ho nella mia stanza.

È stato un baleno… ho preso una cartuccia e mi sono messo a fare delle tracce, senza nemmeno prima farle a matita. Sono partito e basta! Sapevo anche dell’esistenza del silicone colorato e ho iniziato a trovare appassionante l’effetto che dava alla vista come al tatto e da lì ho iniziato a prendere altre tele e…creare.

Era come se fosse scritto questo passaggio perché mi si è aperto un mondo, nei mesi e negli anni ho cercato tanti altri colori, c’è un rosso particolare che ho impiegato quattro anni per trovarlo. L’arte è anche ricerca e quando trovi ciò che cercavi la mente ricomincia a vedere altre sfumature che prima non potevi creare… E’ un continuo effetto di stupore anche per me”.

Che messaggio vuoi trasmettere con le tue opere?

“Positività e ottimismo. Chi vede le mie opere e conosce la mia storia rimane ammutolito. Inebriato di fronte a tanti colori. Quando mi chiedono come mai nonostante il dolore, invece di creare opere scure e che trasmettano tristezza, io usi dei coloro così forti e che trasmettono allegria, io sorrido e rispondo “in queste opere c’è quello che sono io dentro, una sorta di allontanamento al pensiero del dolore con la forza del colore”. Ho creato anche una frase che nasce proprio dalle radici del mio dolore: “L’ottimismo può fondare le sue radici anche nel dolore”.

Da quell’interrogativo rimasto senza risposta: perché è successo a me? Poi ho smesso di farmi domande e ho trovato la forza di reagire, di non piangermi addosso. Ho cercato invece di guardare il bicchiere dal verso “mezzo pieno”. Di capire cosa di buono il male mi avesse portato, iniziando a vedere il lato positivo delle cose: la mia vita ha avuto un’evoluzione positiva.

Questo pensiero mi ha portato risultati sempre più importanti. Il male non era arrivato per caso, mi aveva portato l’arte. Il messaggio che lancio a chi si trova nelle mie stesse condizioni è di coltivare delle passioni, progetti, perché a volte le esperienze negative possono avere anche un lato positivo, ma spetta a noi cercarle dentro noi stessi”.  

Che benefici ricevi coltivando la passione dell’arte?

Il beneficio lo ricevo nel creare qualcosa che dona emozioni a chi l’osserva. Anche attraverso il colore. Sai a cosa penso quando ciò accade, quando vedo le persone avvicinarsi incuriosite, toccare il silicone e sorridere sorprese? Penso che sto donando emozioni e che sto facendo una cosa bellissima.

Mentre sto creando un’opera ho già in mente quella successiva, è come se una fosse la guida di un’altra e un’altra ancora. Non è una frase banale quella già detta da molti artisti, che per un’artista l’opera più bella è quella che deve ancora realizzare, lo penso anch’io. Tutto questo, il credere in qualcosa, mi aiuta ad affrontare il dolore”. 

Quante opere e mostre hai realizzato fino ad oggi?

Le opere sono 250 fino al 2015, per il 2016 non sono state ancora catalogate ma in tutto dovrebbero essere circa 270. In dieci anni la media è di 30 ogni anno. Le mostre in tutto sono una trentina, ma si distinguono in semplici esposizioni, in mostre collettive e personali e in veri e propri eventi che ho realizzato con importanti aziende che nel tempo sono diventate mie partner“.

Che progetti hai per il futuro?

“Di progetti ne ho tanti. Vorrei continuare a farmi conoscere all’estero. Al momento tra i progetti più importanti c’è quello di Vespa Venice© modello del 1967, penso di realizzarlo anche sulla splendida Vespa 946 che è un modello speciale in serie limitata (2000 pezzi ogni anno). Un amore a prima vista che mi ha colpito per il suo design e stile.

Sarà bello realizzare Vespa Venice su questo modello anche se in questo caso il progetto avrà una variante, un messaggio molto profondo “raccontato dai colori” e legato al mio percorso di vita. Un progetto che vorrei allargare anche ad un importante modello automobilistico di casa nostra e di cui ho già depositato il copyright, la FIAT “500 Venice©” sempre dipinta a mano con effetto rilievo, anche in questo caso mi piacerebbe fare la versione d’epoca e quella attuale. 

Inoltre vorrei avere l’opportunità di ripetere su una Smart quello che ho fatto nel progetto Bugatti B35 Color Drops©, una macchinina giocattolo su cui sono intervenuto rendendola opera d’arte con delle “gocce di colore”.  Magari vorrei dipingere con la tecnica a rilievo anche un’auto sportiva come per esempio una Pagani, soprattutto perché la storia di Horacio Pagani è stata uno stimolo per me, anche lui è uno che non ha mollato nei momenti duri e, con la determinazione che hanno solo i grandi uomini, è riuscito a realizzare i suoi sogni.

Insomma ho tanti progetti, ho in mente da qualche anno anche un paio di scarpe su cui intervenire con il silicone, in testa il mio progetto è già realizzato, ma voglio farlo solo quando troverò un’azienda o uno stilista che mi darà appoggio per far diventare la scarpa opera d’arte”.

Come nasce l’idea, il progetto artistico?

“Il mio primo pensiero è riuscire ad ottenere lo stupore del pubblico. Quando ho in mente un progetto penso subito alla location espositiva, le persone che passeggiano devono rimanere colpite e fermarsi di fronte alla mia esposizione, fare foto, prendere del materiale informativo. Insomma il mio scopo è sempre “comunicare”.

Come progetto le mie opere? Nel tempo mi sono reso conto che quello che per me era normale, ovvero “chiudere gli occhi e riuscire a vedere un progetto già realizzato” è invece una mia capacità, una dote. Io raramente faccio degli schizzi, i miei progetti li “disegno” nella mente, quindi mi viene facile anche crearli, perché io li ho già visualizzati. A volte racconto agli amici un progetto che ho in mente e mi dicono “ma, secondo me non viene bene” per poi rimanere ammutoliti una volta realizzata l’opera, questa cosa mi fa sorridere molto, e mi da anche soddisfazioni…

L’unica mia paura è che il dolore possa offuscare i miei sogni visto che mi sta attaccato come un parassita da 17 anni anche se sono consapevole che è stato proprio il dolore, la disperazione, a portarmi verso l’arte, la creazione, e questo fino ad oggi mi ha dato grandi soddisfazioni soprattutto quando vedi il tuo nome fare il giro del mondo”.

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