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Legalizzazione Cannabis. Oggi è possibile separare i benefici dagli effetti collaterali

La legalità della cannabis varia da paese a paese. In Italia il voto sul testo è slittato all’autunno a causa dell’enorme numero di emendamenti presentati.

L’iniziativa è nata grazie al coordinamento dell’Intergruppo parlamentare per la legalizzazione della cannabis, promosso da Benedetto della Vedova. Il progetto di legge consente la coltivazione di cannabis per uso personale fino a 5 piante di sesso femminile, mentre per la detenzione il tetto massimo è di 5 grammi all’esterno che diventano 15 grammi in casa.

Restano proibiti e puniti lo spaccio e il consumo. Il commercio è consentito in regime di monopolio statale per la coltivazione delle piante, preparazione e vendita al dettaglio.

Previste anche norme specifiche per l’utilizzo a scopi terapeutici. Ci sono notevoli differenze nelle conoscenze sugli usi medici della cannabis e dei cannabinoidi nelle diverse malattie.

Oggi una nuova ricerca, pubblicata sulla prestigiosa rivista PLOS Biology, offre una inedita prospettiva con la quale affrontare l’argomento: secondo i ricercatori, sarebbe finalmente possibile separare gli effetti benefici da quelli negativi.

Gli studiosi della britannica University of East Anglia (UEA), in collaborazione con il team della University Pompeu Fabra di Barcellona, hanno condotto l’esperimento sui topi, ma sperano che presto si possano studiare anche le reazioni degli uomini alla somministrazione della cannabis “buona”.

“Il THC, uno dei più noti principi attivi della cannabis, ha già un ampio uso medico, come antidolorifico, antinausea e antidepressivo – spiega il dottor Peter McCormick, della UEA -. Le nostre ricerche precedenti hanno anche dimostrato che può contribuire ad un regressione del tumore in pazienti malati di cancro.

Nello stesso tempo, però, ha una serie di effetti indesiderati come la perdita di memoria, un aumento della dipendenza e un aumento dell’ansia, se assunta in dosi eccessive”.

Come fare, dunque, per separare il positivo dal negativo? Il dottor McCormick spiega: “Il delta-9 tetraidrocannabinolo (THC) opera attraverso un sistema di recettori cellulari chiamati recettori cannabinoidi.

I nostri studi precedenti hanno identificato quali tra questi recettori sono responsabili degli effetti antitumorali. Nella nuova ricerca, invece, abbiamo provato per la prima volta a separarli da quelli allucinogeni e nocivi per l’organismo”.

Così gli scienziati hanno osservato che l’assenza di un particolare recettore di serotonina (5HT2AR) contribuiva a ridurre alcuni effetti della THC, soprattutto quelli che vanno ad intaccare la memoria. Allo stesso tempo, però, non andava a modificare altri apporti benefici, come l’attenuazione del dolore.

Articolo pubblicato il: 26 Luglio 2016 13:11

Redazione

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