giovedì, Aprile 25, 2024

La storia del jazz nello spettacolo di Lino Volpe “Le avventure di Tony Monten”

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Carlo Farina
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Carlo Farina - cura la pagina della cultura, arte con particolare attenzione agli eventi del Teatro San Carlo, laureato in Beni culturali, giornalista.

Grande successo al Teatro Sannazaro, con la messa in scena dello spettacolo di Lino Volpe “La avventure di Tony Monten” accompagnato dal sassofonista Gianni D’Argenzio e dal chitarrista Pietro Condorelli; ospite a sorpresa, il sassofonista Marco Zurzolo. [intervista]

A metà strada tra teatro e musica, Lino Volpe ha messo in scena al Teatro Sannazaro, lo scorso 30 novembre, un delizioso, avvincente e divertente spettacolo “Le avventure di Tony Monten” che, attraverso le folli peripezie del protagonista inventato dallo stesso Volpe, ha ripercorso l’affascinante e coinvolgente storia del jazz, trascinando il numeroso pubblico presente in un meraviglioso viaggio all’interno di un genere musicale che spesso non solo non è capito, ma talvolta è anche poco preferito.La storia del jazz nello spettacolo di Lino Volpe "Le avventure di Tony Monten"

L’idea di uno spettacolo dedicato al jazz deriva principalmente  dalla sua estrema passione verso questo genere musicale e così ha pensato bene di sfruttare la sua ben nota e spiccata vena di artista teatrale avvalendosi, per la sezione strumentale, di due grandi musicisti di jazz; infatti con Gianni D’Argenzio e Pietro Condorelli, rispettivamente al sassofono e alla chitarra, si è sviluppato questo gradevole spettacolo/concerto che ha ripercorso anche alcuni importanti avvenimenti storici, legati alla storia del jazz.

I divertenti e originali aneddoti di  Lino Volpe raccontati dal suo bizzarro personaggio, un fantomatico impresario artistico, di origine spiccatamente siciliana che, nato a New Orleans, città simbolo del jazz dove è nato e si diffuso, hanno animato la bella e convincente serata quando per esempio ha citato i jazzisti che così come sono abituati ad “improvvisare”, alcuni poi muoiono improvvisamente, e così via, di battuta in battuta, raccontando anche il “proibizionismo” americano, termine che indica quel periodo compreso tra il 1920 e il 1933 in cui fu dichiarato fuorilegge qualsiasi consumo o vendita di alcolici, fino ad arrivare alla terribile crisi economica del 29 ottobre 1929, quando la Borsa di New York affondò miseramente, dando inizio alla Grande Depressione.La storia del jazz nello spettacolo di Lino Volpe "Le avventure di Tony Monten"

Lino Volpe, con le sue eccellenti qualità di grade attore, incarna perfettamente il suo personaggio, talvolta sornione, altre volte smemorato, ma sempre fortemente legato alla sua più grande passione, quella del jazz. E non sono mancati i colpi di scena, quando sul Palcoscenico è comparso all’improvviso Marco Zurzolo che con il suo inseparabile sassofono, ha dato vita ad un incredibile trio, eseguendo standard di jazz, e completando la sua partecipazione allo spettacolo, con un’eclatante e divertente morte fasulla.

Numerosi i nomi del grandi del jazz che sono stati citati, da Louis Armstrong a Count Basie, da Miles Davis a Dizzy Gillespie, da Thelonious Monk a Lester Young, da Glenn Miller a Charlie Parrker, senza dubbio il sassofonista preferito da Tony Monten/Lino Volpe, uno dei padri fondatori del movimento musicale denominato “bebop”, da tutti soprannominato Bird, che da anche il titolo all’omonimo film di Clint Eastwood del 1988. Sulle meravigliose note di Moonlight Serenade, brano celeberrimo di Glenn Miller, Lino Volpe ha suonato egregiamente la sua armonica a bocca, confermando anche le sue doti di ottimo musicista, dando vita ad un meraviglioso trio, che per il gran finale si è trasformato in un quartetto, quando abbiamo rivisto, vivo e vegeto, comparire insieme ai protagonisti della serata, anche anche il simpaticissimo Zurzolo.

Arrivati al 1955, anno dello scoppio della guerra del Vietnam, sulle note della celeberrima Guantanamena, si è chiuso lo spettacolo, con un successo strepitoso, un pubblico caloroso e quattro grandi artisti, soddisfatti, bravi, convincenti e generosi.La storia del jazz nello spettacolo di Lino Volpe "Le avventure di Tony Monten"

Ma non è finita qui, perché Lino Volpe ci ha voluto anche gentilmente concedere una sua intervista.

1) In questo suo nuovo spettacolo affronta una delle storie più belle e affascinanti del Novecento, quella del jazz, qual’è secondo lei l’elemento più caratteristico di tale musica? 

Il jazz, nel corso della sua storia, ha cambiato diverse volte pelle, ed è mutato velocemente nel corso del 900. 

Ogni decennio, a partire dagli inizi del secolo scorso ha presentato elementi di novità, stratificando e amalgamando via via, il contributo dato dalle generazioni precedenti. 

In questo spettacolo ad esempio si potrà ascoltare del jazz tradizionale, quello che per convenzione è chiamato stile di New Orleans, ma nel corso dello spettacolo e della narrazione ci sarà spazio anche per brani del periodo Swing, sino ad arrivare nella scena finale al be bop, attraverso l’incontro di Tony Monten con Charlie Parker. 

2) Per il personaggio di Tony Monten, si è ispirato ad un musicista in particolare del vasto panorama jazzistico? 

Con Tony Monten ho cercato di delineare un personaggio, che incarnasse l’immaginario collettivo del manager italo americano. 

E’ una figura divertente, un buon diavolo, sempre sommerso dai debiti e dai guai, ma è anche un inguaribile romantico, profondamente innamorato del jazz, al quale ha dedicato tutta la sua vita. 

Tony fa il verso a Norman Granz, che è stato un famoso produttore, organizzatore musicale e discografico americano. 

3) Cosa vuole trasmettere al pubblico che verrà al suo spettacolo, e cosa si aspetta dallo stesso? 

Spero di appassionare al jazz quel parte di pubblico che non lo conosce, o che ha addirittura timore di questo genere, attraverso la narrazione teatrale, nella quale cerco sempre di amalgamare, momenti sorridenti, a scene nelle quali lo spessore e la tridimensionalità dei protagonisti vengono fuori. 

4) In che misura oggi la musica jazz è ancora così coinvolgente? 

Il jazz è una musica viva, in continua trasformazione, è una musica che però ha bisogno di conoscenza anche da parte dell’ ascoltatore, bisogna conoscere i codici per godere a pieno di questo genere, questo vale naturalmente per ogni tipo di proposta artistica. 

Ricordo molti anni fa, fui invitato a sentire un concerto di musica classica, ero un ragazzino, avrò avuto 15 o 16 anni, si trattava del Requiem di Mozart, dopo i dubbi iniziali, verso la musica classica, che non avevo mai ascoltato, decisi di accettare l’invito. Mi preparai, comprai un disco dove il requiem era diretto da Leonard Bernstein, dopo lo spaesamento iniziale, cominciai lentamente a riconoscere le melodie, ad apprezzarne l’infinita bellezza, questo mi permise di arrivare a quell’ appuntamento, preparato, in quelle settimane avevo educato il mio ascolto a quel tipo di sonorità, a quel tipo di intrecci armonici. 

Con il jazz, apparentemente questa operazione sembra più difficile, essendo un genere nel quale l’elemento dell’ improvvisazione è parte integrante della sua natura, ma anche l’improvvisazione, poggia su regole precise e riconoscibili, non c’è niente di più strutturato dell’ improvvisazione, si impara ascoltando a riconoscere gli elementi armonici sui quali i solisti sfogano la loro fantasia. 

5) Qual’è il suo musicista preferito di jazz e perché? 

Ho pochi dubbi, il musicista che amo di più e che mi ha cambiato la vita, e senza dubbio Charlie Parker, Bird, così era soprannominato, è stato un musicista in grado di cambiare i connotati del jazz, pur essendo rispettoso della tradizione, ha combinato gli elementi musicali in maniera geniale, reinventando letteralmente il jazz, creando di fatto una linea di demarcazione precisa, la musica prima di Bird e dopo Bird. 

6) Com’è nata questa preziosa collaborazione con i due grandi musicisti D’Argenzio e Candorelli? 

Nel corso della mia vita, ho avuto la fortuna di condividere il palco e di collaborare con musicisti straordinari, tra questi vorrei almeno ricordare il fisarmonicista Richard Galliano, i trombettisti Franco Ambrosetti, Flavio Boltro e Giovanni Amato, il Solis String Quartet, i sassofonisti Rosario Giuliani, Marco Zurzolo e Daniele Sepe. 

Oggi in questo spettacolo ho la fortuna di avere con me sul palco Pietro Condorelli e Gianni D’ Argenzio, con i quali ci conosciamo da più di 30 anni, siamo tutti figli della stessa passione, Pietro e Gianni li ricordo come fosse ora nelle mitiche serate all’ OTTO JAZZ CLUB, il locale del mitico Enzo Lucci, dove ogni sera la mia generazione ha avuto la fortuna di ascoltare il batterista Antonio Golino, e i sassofonisti Antonio Balsamo e Franco Coppola.

7) Dopo questa sua magnifica avventura nel mondo del jazz, ha già in cantiere delle nuove idee da proporre al suo pubblico? 

Ci sono diverse cose in cantiere e una grandissima novità, un progetto al quale ho pensato per anni, e che pare si stia realizzando, ma per scaramanzia preferisco non dire niente. 

8) Con la sua ben nota e rilevante preparazione artistica verso i grandi classici della canzone napoletana, ci sarà anche un omaggio alla stessa in chiave jazzistica? 

Questa domanda è proprio bella, nello spettacolo ci sarà spazio anche per l’esecuzione di un brano strumentale della tradizione legata alla canzone classica napoletana. Il brano è contestualizzato nella trama dello spettacolo, e sarà eseguito quando il “povero” Tony Monten si ritroverà di fronte ad Al Capone. 

9) Quando ha cominciato ad appassionarsi al jazz e come si è avvicinato a questo tipo di musica? 

Quando ero ragazzo, c’erano meno canali televisivi e radiofonici, ma paradossalmente l’offerta era molto più ampia e variegata. Da adolescente ascoltavo sempre la radio, Radio Rai, in onde medie e anche in onde corte, li per la prima volta ho cominciato a sentire jazz. 

Erano programmi formidabili, nei quali musicisti di livello internazionale suonavano rigorosamente dal vivo. 

Io stesso ho avuto la fortuna di partecipare a Radio Uno serata Jazz, il mitico programma di Adriano Mazzoletti, all’ epoca ero un ragazzino, fu un esperienza bellissima, ebbi la fortuna di conoscere ed ascoltare dal vivo musicisti straordinari e di ascoltare vere e proprie lezioni di jazz da parte di autentici esperti. 

10) In questo suo spettacolo ciò sarà “posto” anche per artisti di Jazz napoletani come Renato Carosone e Ugo Calise, ad esempio? 

No, lo spettacolo si svolge sempre in America, tra New Orleans, Chicago e New York, è quello il raggio di azione nel quale si muove la storia di Tony Monten. 

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