L’8 giugno 1972, esattamente cinquant’anni fa, il fotografo Nick Ut che era in Vietnam per seguire e raccontare da vicino questo terribile conflitto, si trovò davanti ad una delle scene più raccapriccianti e drammatiche forse dell’intera guerra del Vietman; mai avrebbe immaginato che tale immagine, che riuscì ad immortalare con la sua macchina fotografia, ovviamente analogica, gli avrebbe non solo fatto vincere il premio Pulitzer, ma sarebbe diventata nel giro di poco tempo, anche una delle più famose fotografie di guerra, di uno dei più terribili, lunghi e inutili conflitti armati che gli Stati Uniti si trovarono a combattere in Vietnam fra il 1° novembre 1955 e il 30 aprile 1975.
Al centro dell’immagine citata, vediamo una bambina che, completamente nuda e terrorizzata, fugge in lacrime dopo essere stata colpita da una bomba al Napalm, il famigerato agente chimico che rispetto alla semplice benzina, aveva il vantaggio di essere impermeabile all’acqua.
Era successo che gli statunitensi avevano appena sganciato una bomba al Napalm, all’interno di un tempio dove, con alcuni dei suoi fratelli si trovava Kim Phuc, che fu investita completamente dall’onda di calore sprigionata dalla terribile bomba, che le bruciò il sottile vestito che indossava, procurandole dolorose e tremende ustioni su gran parte del suo piccolo corpo.
Mentre correva in preda alla disperazione più totale, si gettò al collo del fotografo per cercare protezione e conforto, e questo suo gesto speranzoso, le salvò la vita. Infatti, senza indugio Nick Ut la portò subito in ospedale, dove ebbe le prime cure, grazie alle quali e nonostante le enormi difficoltà, segnate dalle profonde ferite causate dal Napalm, riuscì miracolosamente a salvarsi.
Non fu facile, a quell’epoca, decidere di pubblicare una foto del genere, con una bambina completamente nuda, tuttavia il magazine “Life” coraggiosamente lo fece, suscitando nell’opinione pubblica, soprattutto statunitense, un forte senso di responsabilità nei confronti di un assurdo conflitto che aveva già causato milioni e milioni di morti inutili, mandati al macello in nome di un‘ottusa e stupida propaganda patriottica.
Ancora oggi la forza emotiva di una fotografia può assumere diversi significati nel corso del tempo, ma non potrà mai cambiare la sensibilità degli individui che, evidentemente, attraverso le immagini incarnano quel sentimento di fratellanza, di amore e di rispetto verso gli altri, cosi ben immortalato in un scatto che ha la capacità di congelare un attimo e di renderlo per tutta la vita immortale.
Articolo pubblicato il: 6 Luglio 2022 11:20