Benevento e l’intero Sannio vivono il lieto fine di una favola: la promozione in Serie A, toccata con mano per la prima volta, dopo 88 anni di storia.
di Gianmarco Giugliano – “C’era una volta una squadra di calcio del sud che in oltre 80 anni di storia non era mai andata in serie B. Il nome di questa squadra era Benevento”. Potrebbe iniziare così una ipotetica favola sul Benevento. Potrebbe iniziare così, con le stesse parole in sottofondo, un ipotetico film realizzato per raccontare la storica impresa dei sanniti. 
Lo scorso anno la squadra del presidente Vigorito raggiunse, finalmente, la serie B, dopo tantissimi tentativi e molti play off persi per un soffio. Quest’anno, dopo il girone d’andata in serie B, si aveva la sensazione che la squadra meritasse le prime posizioni ma nessuno, o quasi nessuno, poteva immaginare un finale così bello e meritato. La vittoria col Frosinone a poche giornate dalla fine, regala ai sanniti la possibilità di giocarsi i play off per la promozione. La squadra di mister Baroni li affronta in una forma fisica smagliante. Cadono prima lo Spezia e poi il Perugia. La finale è contro il sorprendente Carpi, capace di battere il Frosinone fuori casa giocando 9 contro 11. Per chi è scritta questa favola? Per il Carpi, capace di una impresa leggendaria a Frosinone e, da piccolissima realtà calcistica, capace di giocarsi in ritorno in serie A dopo appena un anno? Oppure per il Benevento, realtà meridionale sempre ai margini del grande calcio ed appena promosso per la prima volta in serie B? La favola era per il Benevento! 
I giallorossi prima pareggiano a Carpi 0-0 all’andata e poi, in uno stadio trepidante e tutto colorato, si impongono per 1-0 a Benevento. La festa può iniziare, la città esplode in un tripudio di bandiere e fuochi d’artificio: a qualcuno non sembra vero di passare dai campetti di provincia della Lega Pro a San Siro o all’Olimpico. La favola del Benevento non è stata scritta per caso ma è stata realizzata con le capacità di tutti gli addetti ai lavori, dal presidente Vigorito al mister Baroni fino a passare per i manager capaci di portare giocatori come Cisbah, Ciciretti, Cragno, Puscas e di lavorare ad un progetto con umiltà e passione. Troppo spesso il Sud ha visto fallire le proprie squadre per approssimazione ed incompetenza: fare impresa, anche calcistica, nel meridione è difficilissimo. Eppure, quest’anno, il Sud ha vissuto due favole: quella del Crotone, capace dopo una incredibile rimonta di rimanere nella massima serie e quella, appunto del Benevento, capace del doppio salto. Vedere bambini, ragazzi ed adulti vestire le maglie della propria città, sentirsi finalmente anche nel calcio “appartenenti” alla propria terra è bellissimo. Quasi sempre il tifo nel meridione è a favore delle squadre del Nord: Inter, Milan e soprattutto Juventus. Questa “stranezza” è dovuta alla mancanza di squadre meridionali nella massima serie. Eppure se qualche anno fa chiedevate ad un ragazzo di Crotone per chi facesse il tifo, probabilmente vi avrebbe risposto: “Juventus”. Ora, quello stesso ragazzo, potete vederlo sugli spalti dell’Ezio Scida a sostenere la propria città ed i propri colori… anche contro la Juventus. La stessa cosa è successa a Benevento: bambini con i colori giallorossi, con le bandiere, nel proprio stadio a fare il tifo per la propria città. Ed il prossimo anno non si ricorderanno più di tifare (costretti a farlo) per Juventus, Inter, Milan e Napoli ma saranno allo stadio per gridare il nome della propria città. In un’ epoca in cui sembra importante solo vincere, la più bella vittoria sono quei bambini e quei ragazzi vestiti coi colori della squadra della loro città, senza compromessi e finalmente liberi di riappropriarsi della propria identità.
Ed allora W il Benevento e W il Crotone: il Sud ha bisogno di squadre che leghino i tifosi alla propria terra senza doversi “rifugiare” nel tifo per le squadre del Nord. Grazie a queste due realtà, che il prossimo anno giocheranno nella massima serie, c’è stato un risveglio proprio in questo senso. Non lasciatevi ingannare dalle vittorie: amate la vostra terra ed i vostri colori a prescindere dal risultato; non diventate “clienti” della vittoria: amate le vostre origini perché non c’è nulla di più bello che “appartenere” ed esserne fieri.
La morale della favola sta tutta qui.