sabato, Aprile 20, 2024

Italiani e ansia: c’è bisogno di supporto psicologico più accessibile

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I ricercatori dell’Istituto superiore della sanità hanno rilevato che i casi di depressione e ansia sono peggiorati in questi ultimi anni. Ecco alcuni consigli per riconoscere i sintomi. A chi bisogna rivolgersi?

L’ansia è uno dei più comuni disturbi psicologici, e i dati degli ultimi anni indicano un aumento delle persone colpite dal problema. La pandemia è stata certamente un fattore determinante, ma la tendenza alla crescita di questa condizione era presente già da prima del 2020. Forse proprio per la sua diffusione, i segnali dell’ansia sono di frequente sottovalutati fino a quando non diventano così gravi da ostacolare lo svolgimento delle normali attività quotidiane. Ciò può essere dovuto in parte allo stigma ancora legato alla salute mentale, ma anche alla difficoltà di accesso a servizi di supporto psicologico in Italia.

Statistiche sull’ansia in Italia

Secondo i dati dell’Istat, nel periodo tra il 2015 e il 2017 circa il 7% della popolazione aveva presentato nel corso di 12 mesi disturbi ansioso-depressivi. Queste condizioni diventano più prevalenti con l’aumentare dell’età, e tra gli adulti emerge la tendenza delle donne a esserne maggiormente colpite. La diffusione maggiore di malessere psicologico si ha nelle persone in una situazione di svantaggio economico e sociale. Tra gli adulti, riferisce di soffrire di ansia cronica grave l’8,9% delle persone disoccupate o inattive, rispetto al 3,5% di coloro che hanno un impiego.

Le statistiche riguardanti la salute mentale durante la pandemia non mostrano naturalmente un quadro più rassicurante. I ricercatori dell’Istituto superiore della sanità hanno rilevato che i sintomi di depressione e ansia sono peggiorati durante il lockdown per oltre il 40% degli italiani. Nello stesso periodo, l’assunzione di farmaci ansiolitici è cresciuta del 20%. Anche in questo studio le donne sono risultate più vulnerabili all’insorgere di disturbi psicologici. Emerge poi tra coloro che hanno contratto il coronavirus un maggiore rischio di sviluppare ansia e depressione, fino a cinque volte più alto rispetto al resto della popolazione.

Psicoterapia contro l’ansia

Lo strumento principale per affrontare e superare un disturbo d’ansia è la psicoterapia. Un numero consistente di studi conferma che gli approcci terapeutici più utilizzati, come quello cognitivo comportamentale o quello psicodinamico, hanno un’ottima efficacia nel trattamento dell’ansia. Negli ultimi anni diverse ricerche hanno poi riscontrato risultati altrettanto buoni per la psicoterapia erogata a distanza, come ad esempio attraverso questo servizio che permette di contattare uno psicologo online in modo accessibile. I vantaggi della terapia in rete, che non richiede quindi al paziente di spostarsi da casa, sono particolarmente chiari per chi soffre di ansia e ha talvolta difficoltà in situazioni nuove. Le sessioni online, inoltre, hanno spesso un prezzo ridotto rispetto a quelle in studio, e permettono naturalmente di risparmiare su trasporti, benzina e parcheggio.

Scarsa accessibilità del supporto psicologico

Il tema dell’accessibilità è tra i più rilevanti quando si parla di supporto per disturbi psichiatrici come l’ansia. Con poco più di 5 psicologi disponibili per ogni 100.000 persone, il sistema sanitario nazionale italiano non è al momento in grado di fornire a tutti coloro che ne hanno bisogno un adeguato sostegno per la cura della salute mentale. Iniziative positive come il bonus psicologico sono un segnale che punta nella giusta direzione, ma per adesso non ancora sufficienti a risolvere il problema su larga scala. L’ansia dovrebbe infatti essere trattata al comparire dei primi sintomi, evitando così che si cronicizzi o si aggravi. Oggi i servizi di supporto psicologico nel settore pubblico lavorano soprattutto sulle urgenze, mentre in tutti gli altri casi ci si ritrova spesso in lunghe liste di attesa. Una possibile misura utile potrebbe essere l’istituzione diffusa della figura dello psicologo di base, disponibile per incontrare i pazienti presso l’ambulatorio del medico di famiglia o le case della salute. Per ora soltanto poche regioni hanno introdotto questo servizio, ma altre stanno discutendo la possibilità di farlo in un prossimo futuro.

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