sabato, Aprile 20, 2024

Il celebre mosaico di “Alessandro” in restauro al MANN

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Carlo Farina
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Carlo Farina - cura la pagina della cultura, arte con particolare attenzione agli eventi del Teatro San Carlo, laureato in Beni culturali, giornalista.

Il Direttore del MANN, Paolo Giulierini: “Scriviamo una pagina importante per la storia del Museo e la conservazione dei beni culturali”​.

Grande fermento al Museo Nazionale di Napoli (MANN) dove il 4 marzo 2021, è partita la campagna di restauro di ‘Alessandro’ il famosissimo Mosaico della Battaglia di Isso, un capolavoro che rappresenta un simbolo, universalmente noto, dei tesori custoditi dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli. 

Infatti, nella sezione dedicata ai mosaici, gli articoli esposi in questa divisione provengono tutti dagli scavi eseguiti al tempo dei Borbone nelle città vesuviane devastate dalla terribile eruzione del Vesuvio, in un arco cronologico che va dal II secolo a.C. al 79 d.C..

Non a caso questo museo originariamente si chiamava “Real Museo Borbonico” ma, dopo la devastante e iniqua invasione dei Savoia e la scellerata impresa di Garibaldi, in una guerra non dichiarata al sud, all’epoca ricco e florido, ne fu cambiato ingiustamente e ignobilmente il nome in Museo Nazionale.

Tra i mosaici più famosi custoditi al MANN di eccezionale valore, è senza dubbio quello della celebre Battaglia fra Dario e Alessandro, conosciuto anche come Il mosaico di Alessandro, nelle famosa battaglia di Isso. Si tratta di un mosaico romano del 100 a.C. (582 x 313 cm), composto da circa un milione di tessere e realizzato con la tecnica finissima dell’opus vermiculatum, che ritrae un momento della battaglia di Isso (333 a.C.).

E’ ritratto in questo mosaico, il secondo incontro belligerante tra Alessandro e Dario, infatti si scontrarono anche presso il Granico (334 a.C.), e a Guagamela (331 a. C.). Ma dai dettagli del mosaico interessato al restauro, e cioè dalle aste lunghissime dei macedoni e dalla testa nuda di Alessandro, ci riconducono senza dubbio alla battaglia di Isso.

Milioni di tessere dunque ed una superficie di eccezionale estensione ritrovata nella casa del Fauno di Pompei, che decorava il grande pavimento dell’esedra, al centro di una ricca “architettura” iconografica. Agli occhi degli scopritori, nel 1831, il capolavoro non soltanto si rivelò nell’unicità e nelle dimensioni della scena rappresentata, ma anche nello stato sostanzialmente buono di conservazione: le ampie lacune riscontrate riguardavano, infatti, la sezione sinistra dell’opera, senza “intaccare” il fulcro della raffigurazione.

Fu travagliata, in ogni caso, la decisione di distaccare il mosaico, per trasportarlo nel Real Museo Borbonico: dopo circa 12 anni di accesi dibattiti, una commissione espresse parere favorevole e l’opera, il 16 novembre 1844, fu messa in cassa e condotta lentamente da Pompei a Napoli, su un carro trainato da sedici buoi.

Da allora, per oltre un secolo, il “Mosaico dei record” ha catturato, con la sua bellezza magnetica, l’attenzione dei visitatori di tutto il mondo: dietro il fascino di un’opera senza tempo, si sviluppa infatti il lavoro di scienziati ed esperti per garantire la manutenzione e conservazione del nostro capolavoro.

 Il restauro sarà realizzato con la supervisione dell’Istituto Centrale per il Restauro (ICR); le attività diagnostiche sono promosse in rete con l’Università del Molise (UNIMOL) ed il Center for Research on Archaeometry and Conservation Science (CRACS).

Con l’avvio, nel 2021, del restauro del Mosaico di Alessandro, scriviamo insieme una pagina importante nella storia del Museo Archeologico Nazionale di Napoli e quindi della conservazione dei beni culturali.

Sarà un restauro grandioso,  che si compirà sotto gli occhi del mondo. Un viaggio entusiasmante lungo sette mesi ci attende: dopo il minuzioso lavoro preparatorio, studiosi ed esperti  si prenderanno cura con le tecniche più avanzate  del nostro iconico capolavoro pompeiano, raffigurante la celebre battaglia di Isso.

La tecnologia e le piattaforme digitali ci consentiranno di seguire le  delicatissime operazioni, passo dopo passo, in una sorta di ‘cantiere trasparente’, come mai accaduto prima.  Per realizzare  una  operazione così  ambiziosa e complessa è stata attivata dal MANN una rete di collaborazioni scientifiche e di partnership  di grande prestigio“, commenta il Direttore del MANN, Paolo Giulierini. 

Il celebre mosaico di "Alessandro" in restauro al MANN
ph Marco Pedicini – restauratori

Due i momenti significativi nell’iter diagnostico effettuato: nel 2015, con il contributo di IPERION CH.it e del CNR-ISTI di Pisa, si è documentato lo stato di fatto dell’opera, in relazione ai materiali costitutivi, distinguendoli da quelli riconducibili ai restauri effettuati in epoca antica e moderna.

Nel 2018, con la partecipazione dell’Università del Molise e del CNR, è stato eseguito il rilievo di dettaglio del mosaico, mediante fotogrammetria ad alta risoluzione: al modello tridimensionale dell’opera si è aggiunta l’indagine tramite georadar per verificare le condizioni del supporto.

Tali operazioni hanno consentito anche di mettere in evidenza fratture e fessurazioni non visibili ad occhio nudo, così come anomalie negli strati costitutivi il supporto. Alla luce degli studi realizzati, sembra probabile che i fenomeni di deterioramento siano dovuti essenzialmente all’ossidazione dei supporti in ferro del mosaico ed al degrado delle malte: a questi fattori può attribuirsi l’accentuata depressione che interessa la parte centrale/destra del pannello musivo.

Tale stato di fatto è certamente aggravato dal peso del mosaico e dalla posizione verticale, entrambe cause cui può essere ricondotto lo scorrimento verso il basso dello strato più superficiale di malta e tessere. Il progetto di restauro, connotato dal principio del minimo intervento e finalizzato alla conservazione dell’integrità materiale dell’opera nello stato in cui si trova, si articolerà in due fasi diverse: tra i due momenti, sarà effettuata la movimentazione del mosaico.

La movimentazione si rende necessaria per esplorare la parte retrostante la battaglia di Isso, verificare lo stato del supporto e definire compiutamente gli interventi conservativi complessivi da realizzare.

Un lavoro di immane complessità e di grande prestigio, soprattutto per gli addetti ai lavori, per quei fortunati restauratori che con la loro opera di alta professionalità, restituiranno alla città di Napoli e al mondo intero, uno dei capolavori indiscussi dell’archeologia mondiale, che deriva quasi sicuramente da un’antica pittura della prima età ellenistica. 

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