giovedì, Marzo 28, 2024

Grande successo al Teatro Verdi di Salerno per “La cambiale di Matrimonio” di Rossini

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Carlo Farina
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Carlo Farina - cura la pagina della cultura, arte con particolare attenzione agli eventi del Teatro San Carlo, laureato in Beni culturali, giornalista.

Un giovane Rossini protagonista al Teatro Verdi di Salerno dove è stata messa in scena, con grande successo di critica e pubblico, “La Cambiale di Matrimonio”; sul podio il bravo e giovanissimo Tommaso Turchetta con l’Orchestra Filarmonica “Giuseppe Verdi” di Salerno.  

Lusinghiera, convincente e gradevole messa in scena, domenica 27 marzo al Teatro Verdi di Salerno de “La cambiale di matrimonio”, farsa comica in un solo atto di un giovane Gioachino Rossini, la cui prima rappresentazione si ebbe al Teatro San Moisè di Venezia, il 3 novembre 1810.

Durante la sua permanente nella città lagunare, Rossini volle affrontare il genere della “farsa” che nel tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo, era molto popolare a Venezia, la città del Carnevale e delle belle donne.

Fu così che in questo piccolo teatro, luogo anche di incontri tra le famiglie che giocavano d’azzardo, debuttò La cambiale di matrimonio, con un libretto scritto velocemente da Gaetano Rossi, nella quale si prendevano in giro gli americani in Europa.

Ciò che maggiormente sorprende in questa farsa è la spiccata originalità e il profondo brio melodico e ritmico di un compositore appena diciottenne, ma che ha già sviluppato quelle capacità geniali del futuro e prolifico autore di capolavori operistici come “Il barbiere di Siviglia” o “La Cenerentola”.

Pertanto non dobbiamo meravigliarci se il giovanissimo Rossini ottenne un grande successo già all’epoca, ricevendo come compenso ben quaranta scudi, una rivelante somma di danaro che non aveva mai avuto prima.

E lo stesso successo si è rinnovato anche al Teatro Verdi di Salerno dove tutti hanno fatto la propria parte, con professionalità e garbo in una perfetta sintonia tra il giovane e bravo direttore d’orchestra Tommaso Turchetta, e i suoi valenti musicisti e i suoi convincenti cantanti.Al Parco archeologico di Ercolano ripartono le domeniche gratuite

In primis la bella e tenera Fanny, egregiamente interpretata dalla bravissima Nina Solodovnikova, raffinato soprano di grandi capacità vocali testimoniate dai lunghi e scroscianti applausi di un teatro in delirio anche per tutti gli altri bravi cantanti: Alessandro Luongo nei panni di Sir Tobia Mill, Filippo Adami in quelli di Edoardo Milfort, Mirco Palazzi per Slook, Maurizio Bove per Norton e infine Francesca Manzo nei panni di Clarina.

Il libretto ci racconta di Tobia Mill, un ricco mercante in una Inghilterra coloniale di inizio ‘800, il quale promette in sposa la figlia Fanny, a sua insaputa, al canadese mr. Slook, dietro la firma di una cambiale di matrimonio. La tenera ragazza è però innamorata del giovane Edoardo Milfort.

Quando mr. Slook giunge dall’America per “ritirare” la sposa la situazione precipita: Fanny tenta prima di dissuadere Slook, poi, con il giovane Edoardo, lo minaccia. Intimorito, mr. Slook comunica a Tobia Mill di rinunciare al “business”, ma a tale rifiuto viene sfidato a duello dal mercante inglese.

Solo l’intervento dei domestici di casa Mill, Norton e Clarina, assicurano il lieto fine: mr. Slook gira la cambiale a beneficio di Edoardo nominandolo suo erede universale e convince Mill a benedire le nozze dei due giovani, il quale accetta fiutando l’affare. Un trama molto semplice ed efficace dal punto di vista della messa in scena dove però è inquietante il fatto che una donna venga trattata come merce di scambio per diventare “oggetto” di una “cambiale di matrimonio”.

La regia, i costumi e il light design sono stati affidati al bravo e generoso Raffaele Di Florio che ha incarnato perfettamente nella gradevole messa in scena, il senso disincantato di una storia insensata, che ha funzionato e convinto tutti, negli appena 80 muniti circa di spettacolo. Non è semplice – ha aggiunto il regista Di Florio –  portare in scena l’opera di Rossini, in quanto i personaggi che abitano il mondo rossiniano richiedono, oltre ad una capacità vocale, soprattutto una sapienza attoriale, la quale diventa fondamentale per la riuscita dell’arte scenica. Ho sempre pensato che il “teatro” sia un atto collettivo: artisti capaci di rendere vivo il gioco teatrale e spettatori attenti a cogliere in questo gioco le sfumature di una relazione vitale che si può rinnovare solo nell’atto in cui si realizza. Mi auguro di aver soddisfatto le richieste dell’opera e di restituire al pubblico salernitano un piccolo gioiello, beneficiando di un cast eccellente. 

Voglio inoltre ricordare e sottolineare che le musiche della farsa rossiniana sono state eseguite dalla brava e valida Orchestra Filarmonica “GIUSEPPE VERDI” di Salerno che ormai da anni, anima la vita musicale e quindi culturale della magnifica città di Salerno. 

   

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