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Con Kissin e il Quartetto Kopelman, la musica da camera trionfa al San Carlo

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Carlo Farina
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Carlo Farina - cura la pagina della cultura, arte con particolare attenzione agli eventi del Teatro San Carlo, laureato in Beni culturali, giornalista.

Serata di grande musica lo scorso venerdì 23 febbraio 2018 al Teatro San Carlo con la prestigiosa presenza dei cinque artisti russi, che ha lasciato un segno indelebile di grande fascino e raffinato rigore artistico.

Il gradito ritorno di Evgeny Kissin sul palcoscenico del Teatro San Carlo è stato senza dubbio un evento di grande richiamo non solo per un teatro prestigioso come il San Carlo, ma anche e soprattutto per aver interpretato alcune delle più belle pagine della letteratura cameristica mondiale, affrontando un programma difficile, versatile e decisamente affascinante, con un eccellente quartetto d’archi, “rinunciando” alla sua consueta performance solistica, per la quale è conosciuto in tutto il mondo.

Con Kissin e il Quartetto Kopelman, la musica da camera trionfa al San CarloInfatti il suo alto grado di virtuosismo, fatto di forza, agilità e sicurezza sono ben noti ad un pubblico attento che conosce bene il valore artistico di questo ex-enfant prodige, che ha iniziato a suonare e improvvisare all’età di due anni, esibendosi per la prima volta a undici anni con il Concerto K 466 di Mozart. Fortemente radicati nella tradizionale scuola russa, il Kopelman Quartet, formato da Mikhail, da cui prende il nome l’ensamble di archi, Boris Kuschnir, Igor Sulyga e Mikhail Milman, hanno affrontato con lodevole energia, un programma lungo, difficile e molto impegnativo, dove la ferrea concentrazione del quartetto e quintetto finale, hanno entusiasmato oltre ogni aspettativa, il numeroso pubblico presente.

Il Quartetto n.1 in sol minore K478 per pianoforte di Mozart, ha aperto la serata, con questo “piacevole” e interessante quartetto d’archi, strutturato in tre movimenti, invece dei quattro classici tipici del quartetto, che all’epoca di Mozart, siamo nel 1785, questa insolita formazione musicale era un genere del tutto nuovo che il pubblico viennese non gradì assolutamente, nonostante una certa fluidità melodica che ritroviamo soprattutto nel primo movimento.

Con Kissin e il Quartetto Kopelman, la musica da camera trionfa al San CarloCon il Quartetto n.1 in do minore op. 15 per pianoforte, violino, viola e violoncello di Gabriel Fauré, facciamo un salto nel tempo di almeno cento anni, visto che fu iniziato nel 1876, concluso nel 1879 ed eseguito in pubblico solo nel 1880 anche se l’autore decise di riscrivere l’intero quarto movimento nel 1883. Il quartetto è dotato di un’ intima e sofisticata armonia, con un suono caratterizzato da un intenso lirismo forse ancora troppo influenzato della musica tedesca ed in particolare di quella di Brahms.

Con la seconda parte della serata il San Carlo ha raggiunto vette altissime di grande virtuosismo con il Quintetto n. 2 in la maggiore Op. 81 per pianoforte di Antonin Dvorak, una delle opere più riuscite sotto tutti i punti di vista, nonostante il pianoforte non fosse tra gli strumenti prediletti dall’autore. Tuttavia il suono strumentale tra pianoforte e archi è assolutamente perfetto, straordinario in ogni sua parte, sia nell’elemento popolare che lo caratterizza sia nella forma-sonata che qui è pienamente rispettata, con l’eccellente e impeccabile interpretazione degli artisti presenti sul palcoscenico che con estrema eleganza hanno raggiunto risultati lusinghieri, strappando lunghi e calorosi applausi da un pubblico soddisfatto ed emozionato che ha preteso più volte il consueto “bis”, subito concesso con cortesia e spiccata voglia di continuare a deliziare il pubblico, ormai in delirio.

Con l’ultimo bis della serata, nel quale hanno riproposto lo “Scherzo: Molto vivace” del terzo movimento che prende il nome di “Furiant” riferito alla vivace danza popolare boema, si è conclusa la serata al Massimo napoletano. Ascoltare artisti di questo calibro non capita certamente tutti i giorni e i fortunati presenti a questa memorabile serata, non dimenticheranno facilmente le emozioni che Kissin e il Quartetto Kopelman ci hanno regalato con la loro grande professionalità, maturità artistica e perché no, anche attraverso la loro spiccata simpatia.

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