martedì, Marzo 19, 2024

Facebook, scandalo Cambridge Analytica: 87 milioni di utenti spiati

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Luigi Maria Mormone
Luigi Maria Mormonehttps://www.2anews.it
Luigi Maria Mormone, cura la pagina di cronaca su Napoli e provincia, attualità e sport (pallanuoto, basket, volley, calcio femminile ecc.), laureato in Filologia Moderna, giornalista.

Il Ceo di Facebook, Mark Zuckerberg: “Ho commesso un grande errore”.

Emergono dati clamorosi dallo scandalo Cambridge Analityca, che vede protagonista Facebook. Il famoso social network ha infatti reso noti i dettagli della vicenda, con addirittura 87 milioni di utenti “spiati”, in larghissima maggioranza negli Stati Uniti. Si era parlato precedentemente di 50 milioni di profili.Facebook, scandalo Cambridge: Zuckerberg non andrà al Parlamento britannico Di fronte a tale statistica, il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, si è nuovamente scusato, in una conference call cui ha partecipato anche l’agenzia Ansa: “Ho commesso un grande errore -ha detto Zuckerberg- Nella vita bisogna imparare dagli errori e capire come andare avanti. Quando costruisci qualcosa come Facebook, che non ha precedenti nel mondo, sei destinato a sbagliare delle cose”. Mister Facebook, inoltre, testimonierà il prossimo 11 aprile davanti alla commissione Commercio della Camera, a proposito del ruolo della sua società nella vicenda dei dati usati da Cambridge Analytica senza consenso e a scopo elettorale (dalla Brexit alla campagna di Donald Trump).

Lo scandalo Cambridge Analytica in Italia: impatto “minimo”

A pubblicare questi dati è stato Mike Schroepfer, responsabile tecnologico di Facebook, che ha inoltre annunciato una serie di restrizioni del social media per proteggere meglio i dati personali dei propri utenti. In Italia sono 214.134 gli utenti potenzialmente coinvolti nella vicenda: tale dato si ricava sommando il numero le persone (57) che hanno istallato l’app di Aleksandr Kogan (il ricercatore di Cambridge Analytica) e gli amici potenzialmente impattati (214.077). Un impatto “minimo” se rapportato a ciò che è successo negli Stati Uniti, ma che ha comunque toccato la privacy di un certo numero di utenti del celebre social network “blu”.

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