sabato, Aprile 20, 2024

Brexit, quale sarà il futuro dell’Irlanda del Nord?

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Dopo la Brexit è una delle questioni più complicate da risolvere nei negoziati e ognuno sembra avere una propria idea: per ora non si è arrivati a nessuna soluzione.

Dopo il referendum sulla Brexit tra poche settimane dovrebbe iniziare la cosiddetta “seconda fase” dei negoziati per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. La prima fase, non ancora conclusa, riguarda tre grandi questioni: i soldi che il Regno Unito dovrà dare all’Unione Europea per gli impegni economici che aveva già preso prima del referendum, la situazione dei cittadini di altri paesi dell’Unione Europea residenti nel Regno Unito e il confine tra l’Irlanda e l’Irlanda del Nord, tema molto delicato, difficilissimo da risolvere e che è però uno dei punti chiave che l’Unione ha chiesto di chiarire prima di passare alla fase successiva delle trattative. La Repubblica di Irlanda è uno stato indipendente ed è membro della UE dal 1973; l’Irlanda del Nord fa invece parte del Regno Unito.

La frontiera irlandese è lunga circa 400 chilometri e dopo Brexit resterà l’unico confine terrestre tra l’Unione e il Regno Unito (a parte Gibilterra). I problemi da risolvere hanno a che fare con le persone che ogni giorno passano dalla Repubblica di Irlanda all’Irlanda del Nord e viceversa, con le merci che attraversano quello stesso confine, con la sua organizzazione pratica e fisica e con la paura che l’attuale situazione o le possibili decisioni future alimentino vecchie divisioni. A tutto questo si aggiunge, infine, una situazione politica interna piuttosto fragile: l’Irlanda del Nord è senza governo e Parlamento da quasi un anno e il governo irlandese guidato dal primo ministro Leo Varadkar è entrato in crisi e c’è il rischio che si vada a elezioni anticipate.

Con l’istituzione del mercato unico europeo e poi con gli accordi del Venerdì santo del 1998, a cui si è arrivati dopo decenni di violenze tra protestanti unionisti e cattolici repubblicani, il confine tra le due Irlande è diventato praticamente invisibile. Uscendo dall’Unione Europea, il Regno Unito lascerà però il mercato unico e l’unione doganale: questo significa, tra le altre cose, che ai confini saranno ripristinati i controlli. Le conseguenze potrebbero essere economiche ma non solo: potrebbero cioè portare a una nuova destabilizzazione tra la popolazione e mettere a rischio l’accordo di pace del 1998. La soluzione ideale dovrebbe, secondo gli osservatori, tenere conto del contesto sociale, economico e culturale ormai unico del confine irlandese e prevedere quindi una separazione che protegga in tutti i suoi aspetti l’accordo del Venerdì Santo, del quale il Regno Unito è co-garante.

La maggior parte degli scambi bilaterali tra l’Irlanda e l’Irlanda del Nord è rappresentata però da piccole imprese locali, soprattutto agricole. L’economia dell’Irlanda del Nord dipende in larga misura dalle esportazioni verso l’Unione Europea, ma anche da quelle verso la Repubblica d’Irlanda (circa il 38 per cento). Un controllo al confine potrebbe quindi o essere molto costoso o molto complicato: secondo molti osservatori e alcuni negozianti intervistati dal Guardian favorirebbe comunque il contrabbando.

Oltre alla questione delle merci che attraversano il confine ci sono da tenere in considerazione altri aspetti molto concreti che hanno a che fare con la vita quotidiana delle persone. Le preoccupazioni hanno a che fare con la salute delle persone: tornare a una divisione netta significherebbe tornare ai tempi in cui le ambulanze venivano fermate al confine e i pazienti portati fuori da un mezzo e messi in un altro. Oggi i malati di cancro che vivono nel Donegal (nella Repubblica d’Irlanda) possono ricevere cure a Derry, nell’Irlanda del Nord, mentre i bambini che vivono al nord possono facilmente accedere ai servizi cardiologici di Dublino. Queste possibilità che hanno a che fare con la vita reale delle persone, scrive il Guardian, verrebbero rimesse in discussione e non si sa bene in che modo.

Fino a qualche settimana fa circolava un’altra ipotesi per risolvere il problema del confine: che l’Irlanda del Nord diventasse automaticamente parte dell’Unione Europea se dovesse unirsi all’Irlanda, replicando il meccanismo che fu usato con la Germania est dopo la caduta del Muro di Berlino e la successiva riunificazione. Legalmente quel processo non fu una “riunificazione” ma una “annessione” basata sulla “clausola GDR”, dove GDR è l’acronimo di “German Democratic Republic”: questo permise di estendere l’efficacia dei trattati internazionali già in vigore nella Germania ovest anche ai territori della Germania est, senza doverne rinegoziare di nuovi, incluso il trattato di adesione all’allora Comunità europea (che poi diventò Unione Europea). Secondo gli accordi del Venerdì Santo, firmati nel 1998 nell’ambito del processo di pace nord-irlandese, il nord e il sud dell’Irlanda hanno il diritto a unificarsi se c’è una maggioranza che lo decide a nord del confine. Non sembra però che gli abitanti dell’Irlanda del Nord vogliano uscire dal Regno Unito per unirsi all’Irlanda, nemmeno dopo il referendum su Brexit.

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