giovedì, Marzo 28, 2024

Web tax già dal 2018 ed estesa anche per l’e-commerce

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Francesco Monaco
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Francesco Monaco, giornalista. Esperienza dalla carta stampata a internet, radio e tv. Scrittore, il suo primo romanzo: 'Baciami prima di andare'.

Web tax, l’ampliamento dai conti fatti potrebbe assicurare oltre 600 milioni per ogni punto percentuale di imposta.

Una web tax semplificata e con un raggio d’azione più ampio che includa anche l’e-commerce. Ma anche nuovi limiti di peso per il servizio postale universale. E’ quanto riferito dal Sole 24 Ore, che riporta come da metà settimana entrerà nel vivo l’esame della manovra alla Camera. Con un ammontare di poco più di 60 milioni di fondi a disposizione per apportare modifiche alla manovra.

Web tax già dal 2018 ed estesa anche per l'e-commerceE le risorse, o almeno buona parte di essere, per poter finanziare eventuali correzioni arriverebbero proprio dalle modifiche e dall’anticipo della web tax al 2018. Infatti, così come impostata al Senato, prevede un’aliquota del 6% che si applicherebbe solo alla prestazione di servizi immateriali via Internet, riguarderebbe solo le imprese e non il commercio elettronico, e porterebbe nelle casse dello Stato 114 milioni di euro, ma solo dal 2019. Ecco i motivi per cui alla Camera si punta a modificarla.

L’obiettivo del presidente della Commissione Bilancio di Montecitorio, Francesco Boccia, è, quindi, quello di cambiarla facendola diventare un’imposta sulle transazioni digitali, più bassa, con un’aliquota all’1 o il 2% invece del 6%, ma applicabile a tutto, compreso il commercio. In questo modo il gettito atteso sarebbe 3-4 volte superiore, ovvero 700-800 milioni di euro.

“Due punti appaiono già fermi”, come riporta Il Sole 24 Ore: “Il primo è il riconoscimento della stabile organizzazione “virtuale”. Il primo miglio resta quello tracciato con l’emendamento Mucchetti che sulla stabile organizzazione introduce un dispositivo già efficace e in linea con le indicazioni Ocse. Ma il percorso che porta alla stabile organizzazione virtuale resta lungo. La strada, già imboccata da Boccia nella primavera scorsa con la stabile organizzazione su opzione (la cosiddetta web tax transitoria) altro non è che il punto di approdo dell’Europa, come dimostrano i lavori dell’Ecofin del 5 dicembre scorso”.

Il secondo punto fermo, invece è l’estensione della “cedolare” a tutte le transazioni, incluse anche quelle di beni, al momento escluse dal Senato. “L’emendamento in arrivo – si legge – dovrebbe prevedere, dunque, l’applicazione di una tassazione a tutte le cessioni di beni e servizi su piattaforme digitali incluso l’e-commerce. Anche questo in linea con i 27 Paesi dell’Europa, ormai prossimi a un accordo sull’adeguamento della disciplina Iva alle evoluzioni del commercio elettronico e soprattutto sulla semplificazione per gli operatori economici, grazie all’estensione dell’utilizzo dello sportello unico e alle regole di esonero mirato per start-up e micro-imprese. Proprio per questo nella web tax nata al Senato resterebbe comunque l’esclusione per i soggetti minimi e quelli in regime forfettario o di vantaggio”.

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