venerdì, Marzo 29, 2024

Sanpaolo Banco di Napoli, l’accordo prevede 1500 assunzioni

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Sanpaolo Banco di Napoli, il ceo Carlo Messina: «1.500 assunzioni con l’obiettivo di dare grande attenzione ai nuovi mestieri e alle aree più svantaggiate del Paese».

Sanpaolo Banco di Napoli, la fusione coinciderà con la presentazione del nuovo piano industriale al 2021 di Intesa SanPaolo che verrà presentato a febbraio. Quindi tra novembre 2018 e febbraio 2019 l’incorporazione dovrebbe diventare operativa. Restano invariati gli impegni già assunti dal Banco di Napoli come il finanziamento da 1,5 miliardi per le imprese che opereranno nella Zes, o il sostegno alle nuove start up e il raccordo sempre più stretto con i poli universitari di Napoli e Bari sul fronte dell’innovazione.  Il ceo Carlo Messina, dalle pagine del Corriere della Sera, sottolinea come «tutte le uscite previste, comprese quelle del personale proveniente dalle ex banche venete, siano volontarie sia uno degli aspetti significativi che qualifica questo accordo». L’altro punto fondamentale invece «è rappresentato dal programma rivolto ai giovani e finalizzato a 1.500 assunzioni con l’obiettivo di dare grande attenzione ai nuovi mestieri e alle aree più svantaggiate del Paese».

Secondo i sindacati quest’accordo avrebbe evitato uscite obbligatorie e licenziamenti, tuttavia la previsione di un nuovo inserimento ogni 3,5 uscite rappresenta un dato che non può che far riflettere profondamente su come si stia riorganizzando il mondo bancario dal punto di vista delle risorse umane.

Sanpaolo Banco Napoli, la cui storia è stata per secoli parte della Campania e il Sud Italia, opera con circa 168 filiali in Calabria, Basilicata e Puglia, oltre che nella regione di origine e l’agenzia presso Palazzo Montecitorio a Roma. Fondato nel 1539, il Banco di Napoli è una delle più antiche banche d’Italia, segnando tra alterne vicende la storia del Paese. Nel 1794, Ferdinando IV di Borbone riunì tutti i pubblici banchi in un unico Banco nazionale di Napoli. Nel dicembre del 1808, Gioacchino Murat divenuto re di Napoli, tentò di creare un banco sotto forma di società per azioni sul modello della Banca di Francia. Successivamente, dal 1861 al 1926 è stato istituto di emissione e definito Istituto di credito di diritto pubblico. Le sue origini risalgono ai cosiddetti banchi pubblici dei luoghi pii, sorti all’ombra del Vesuvio tra il XVI e il XVII secolo, in particolare ad un monte di pietà, il Banco della Pietà, fondato nel 1539 con lo scopo filantropico di concedere prestiti su pegno ai cittadini senza interessi. Prima ancora che la crisi caratterizzasse la storia recente, nel 1994 il Banco fu investito da una fase difficile causata da prestiti finiti in sofferenza; una situazione che determinò due anni più tardi l’intervento dello Stato con la nascita della Sga (1997) con 12.378 miliardi di vecchie lire di questi crediti e la privatizzazione tramite asta pubblica: il controllo passò alla cordata Ina-Bnl per 61 miliardi di vecchie lire. Il 2002 segna la fusione per incorporazione di Banco di Napoli spa in Sanpaolo Imi spa, con conseguente cessazione della prima. Successivamente viene costituito Sanpaolo Banco di Napoli spa al quale, con effetto dal 1º luglio 2003, è conferita l’intera attività del vecchio istituto partenopeo. Con la fusione avvenuta nel dicembre 2006 tra Banca Intesa e Sanpaolo Imi entra a far parte del gruppo Intesa Sanpaolo riprendendo dal 22 0ttobre 2007 la sua denominazione originaria Banco di Napoli.

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