sabato, Aprile 20, 2024

Pensioni, Inps: in Italia mezzo milione di baby-pensionati

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Ultime notizie sulle pensioni. Inps, in Italia quasi mezzo milione di persone è in pensione da oltre 37 anni mentre oltre 700.000 anziani percepiscono assegni da almeno 35 anni. 

Il requisito per le pensioni di vecchiaia dal prossimo anno passerà a 67 anni ma non per tutti. Infatti con la legge Fornero si sono allungati i tempi per andare in pensione tranne in una serie di casi nei quali è possibile accedere alla pensione ancora prima dei 60 anni. Il dato, emerge dalla lettura delle tabelle degli Osservatori statistici dell’Inps sulle pensioni in vigore nel 2017. Negli ultimi quattro anni, oltre 100.000 italiani sono andati in pensione prima dei 60 anni. Il dato riguarda le sole gestioni Inps (esclude quindi i dipendenti pubblici e i professionisti delle 13 casse private). In totale tra il 2014 e il 2017 si arriva vicino a quota mezzo milione di baby-pensionati. Non sono. Da questi numeri si distinguono ben 150.000 persone che la pensione l’hanno ottenuta a 54 anni o meno.

In totale in Italia quasi mezzo milione di persone è in pensione da oltre 37 anni mentre oltre 700.000 anziani percepiscono assegni da almeno 35 anni.  I pensionati italiani che ricevono un assegno di vecchiaia, anzianità contributiva o ai superstiti da prima del 1980 (per capirsi dieci anni prima dell’arrivo nel nostro Paese del telefono cellulare e con Papa Wojtila ancora cardinale o appena eletto) sono 471.545. La maggior parte è relativa al settore privato (413.157), mentre le pensioni pubbliche sono 58.388.

L’età alla decorrenza delle pensioni liquidate prima del 1980 nel settore pubblico è di 49,9 anni per la vecchiaia e di 46,4 per l’anzianità, mentre per i superstiti da assicurato è di 41,5 anni (45,7 per i superstiti da pensionato). Il dato chiaramente risente del fatto che le persone rimanenti con pensioni così «vecchie» sono quelle che sono andate a riposo prima e dopo 37 anni sono ancora in vita. Per i pensionati del settore privato l’età è un po’ più alta per i trattamenti di vecchiaia (compresa l’anzianità) con 54,7 anni mentre è più bassa per i superstiti con appena 40,7 anni al momento della liquidazione della pensione. Il dato dei pubblici risente chiaramente delle pensioni «baby» e quindi delle uscite dal lavoro con soli 20-25 anni di contributi a seconda del settore o meno (14 anni sei mesi e un giorno per le donne con figli).
Se per le pensioni del settore privato l’importo medio degli assegni liquidati prima del 1980 è largamente inferiore a mille euro al mese (807 euro mensili i trattamenti di vecchiaia, 526 euro quelli ai superstiti) per le pensioni dei pubblici l’importo medio supera i 1.660 euro al mese nel caso della vecchiaia e i 1.465 in quello dell’anzianità. Superiore ai mille euro anche le pensioni ai superstiti erogate da prima del 1980 per il settore pubblico con 1.125 euro per i superstiti da assicurato (ovvero da persona morta mentre ancora lavorava) e 1.190 euro per i superstiti da pensionato. In pratica una gran parte di queste persone ha avuto un vantaggio significativo con l’uscita molto anticipata rispetto all’età dell’attuale vecchiaia con trattamenti ricevuti nel complesso che superano largamente il triplo dei contributi versati.

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