giovedì, Aprile 18, 2024

Pensioni, Di Maio rilancia: “Quota 100 e superamento Legge Fornero”

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Luigi Maria Mormone
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Luigi Maria Mormone, cura la pagina di cronaca su Napoli e provincia, attualità e sport (pallanuoto, basket, volley, calcio femminile ecc.), laureato in Filologia Moderna, giornalista.

Ultime notizie sulle Pensioni: Di Maio rilancia il piano del Governo, mentre il ministro dell’Economia Tria guarda alla sostenibilità.

Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, è intervenuto ieri a 1/2h in più, affrontando la delicata questione delle pensioni. Le idee del Governo sono note: Quota 100 e tentativo forte di superare la legge Fornero. Ci vorrà comunque del tempo: “L’appuntamento più importante è la legge di bilancio di fine anno -ha detto Di Maio a Lucia Annunziata- dobbiamo fare tutti i provvedimenti a costo zero e mettere insieme due fondi: uno per il reddito di cittadinanza e uno per il superamento della legge Fornero”.

Pensioni, quota 100: cosa cambia per i lavoratori

Come riporta “Il Sussidiario”, la riforma delle pensioni promessa dal governo potrebbe risolversi in una sorta di baratto tempo-denaro. Meno anni di lavoro? Assegni previdenziali più bassi. Ad esempio, un ventenne potrebbe smettere di lavorare cinque anni e mezzo prima, ma avrebbe un assegno più basso di 210 euro al mese, il 16% in meno.Pensioni, Lega e M5s per l'abolizione della Fornero. Cosa cambia Man mano che si cresce con l’età l’anticipo sarebbe minore e quindi più ridotto il sacrificio economico da sopportare. Le simulazioni realizzate da Progetica per L’Economia, del Corriere della Sera, mostrano i possibili effetti della revisione radicale della legge Fornero. Un ventenne potrà staccare a 61 anni e 4 mesi, cioè cinque anni e mesi prima dei 66 e dieci richiesti con le regole attuali. Per una donna l’anticipo invece sarà minore, quattro anni e 4 mesi. In cambio, però, il taglio del vitalizio sarà rilevante: rispetto a una pensione di 1.289 euro con le attuali regole, il primo riceverà 1.089 euro, la seconda 1.247. Con la quota 100 si potrebbe andare in pensione almeno a 64 anni di età e 36 di contributi. Per quanto riguarda quota 41, o 41 e mezzo, verrebbero salvaguardati i lavoratori precoci. Un anno lavorato prima dei diciannove ne varrebbe 1,25. Inoltre, il contratto di governo prevede la reintroduzione dell’opzione donna, che ha consentito alle lavoratrici di andare in pensione con 57-58 anni e 35 di contributi, scegliendo però integralmente il regime contributivo.

Pensioni, ministro Tria: “Occhio alla sostenibilità”

Sul tema delle pensioni ha detto la sua anche il ministro dell’Economia, Giovanni Tria. In un’intervista al Corriere della Sera, Tria guarda alla sostenibilità:Pensioni, Di Maio rilancia: “Quota 100 e superamento Legge Fornero”La legislazione sul sistema pensioni richiede di guardare non solo al breve, ma anche al medio e soprattutto al lungo termine. Credo – spiega ancora il neo Ministro del Mef – che la nostra legislazione pensionistica possa essere migliorata, ma lo si farà con l’attenzione alla sostenibilità. Anche quella di lungo termine. Studieremo dei miglioramenti, sapendo che su queste materie non si improvvisa”. Riguardo le coperture economiche: “Il governo si è appena insediato, non sarebbe serio indicare numeri prima di un riesame complessivo. I nuovi conti saranno presentati con la nota di aggiornamento del Def in settembre. Ma questi conti saranno del tutto coerenti con l’obiettivo di proseguire sulla strada della riduzione del rapporto debito/Pil.

Pensioni, ecco l’“effetto Fornero”

Tiene intanto banco la questione dell’adeguamento automatico del coefficiente di trasformazione.Pensioni, dal 2019 cambiano i requisiti: ecco tutte le novità La novità di questi giorni è infatti il decreto legge pubblicato in Gazzetta Ufficiale approvato il 15 maggio scorso: comporterà un taglio medio dell’1,2% per chi andrà in pensione l’anno prossimo. L’adeguamento vale solo per le pensioni calcolate con il metodo contributivo. Il coefficiente di trasformazione è stato adeguato l’ultima volta nel 2016, prima ancora nel 2013. La riforma Fornero ha stabilito infatti scadenze fisse triennali per la revisione dei coefficienti. Ai sindacati era stato promesso un tavolo per la revisione dei criteri di calcolo, ma non è mai partito.

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