martedì, Aprile 16, 2024

Pensione di reversibilità, ecco quando spetta a figli e nipoti

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Luigi Maria Mormone
Luigi Maria Mormonehttps://www.2anews.it
Luigi Maria Mormone, cura la pagina di cronaca su Napoli e provincia, attualità e sport (pallanuoto, basket, volley, calcio femminile ecc.), laureato in Filologia Moderna, giornalista.

Pensioni: ecco i requisiti che figli e nipoti del lavoratore o del pensionato deceduto devono possedere per avere diritto alla reversibilità.

Il sito La legge per tutti.it ha fatto un quadro su chi ha diritto alla pensione di reversibilità in caso di decesso di un lavoratore o pensionato in famiglia. Non è solo il coniuge superstite ad avervi diritto, ma, in presenza di determinati requisiti, possono ottenerla genitori, fratelli, sorelle, figli, e nipoti.

Figli ed equiparati che hanno diritto alla reversibilità

Sono equiparati ai figli e, in presenza di determinati requisiti, hanno diritto alla reversibilità:

  • i figli adottivi e affiliati del lavoratore deceduto;
  • i figli del deceduto riconosciuti o giudizialmente dichiarati;
  • i figli non riconoscibili dal deceduto per i quali questi era tenuto al mantenimento o agli alimenti in virtù di sentenza;
  • i figli non riconoscibili dal deceduto che nella successione del genitore hanno ottenuto il riconoscimento del diritto all’assegno vitalizio;
  • i figli nati dal precedente matrimonio del coniuge del deceduto;
  • i figli riconosciuti, o giudizialmente dichiarati, dal coniuge del deceduto;
  • i minori regolarmente affidati dagli organi competenti a norme di legge;
  • i nipoti minori, anche se non formalmente affidati, dei quali risulti provata la vivenza a carico degli ascendenti;
  • i figli postumi, nati entro il trecentesimo giorno dalla data di decesso del padre (in questa ipotesi la decorrenza della contitolarità della pensione è il 1° giorno del mese successivo alla nascita del figlio postumo).

Requisiti previsti per i figli per il diritto alla reversibilità

  • un’età sino a 18 anni; i figli o equiparati di età inferiore a 18 anni sono considerati a priori a carico del dante causa.
  • in alternativa, un’età sino a 21 anni, se studenti della scuola secondaria superiore o di istituti professionali;
  • in alternativa, età sino a 26 anni, se studenti universitari, entro la durata legale del corso di laurea; in alternativa, inabilità a proficuo lavoro.

Per quanto riguarda i figli maggiorenni studenti o inabili, poi, deve essere verificato il requisito della vivenza a carico, che si desume:

  • dallo stato di bisogno del figlio superstite, determinato dalla sua condizione di non autosufficienza economica: la condizione di non autosufficienza economica si considera verificata quando l’interessato ha un reddito inferiore a 659,65 euro mensili (cioè inferiore al trattamento minimo maggiorato del 30%: la soglia di 659,65, pari a 507,42 maggiorati del 30%, è la soglia mensile valida per l’anno 2018);
  • dal mantenimento abituale del figlio superstite da parte del dante causa; questa condizione si desume dall’effettivo comportamento di quest’ultimo nei confronti dell’avente diritto; nella valutazione assumono particolare rilevanza i seguenti elementi:
    la convivenza del figlio col lavoratore o il pensionato dante causa: in caso di convivenza, di norma si prescinde dalla verifica del mantenimento abituale;Bonus Sud, imprese bloccate dalla burocrazia dell'Inps in caso di non convivenza, devono essere verificate entrambe le condizioni di non autosufficienza economica e mantenimento abituale; per verificare l’effettività del mantenimento abituale bisogna poi accertare, anche confrontando i redditi del dante causa e del superstite, se il primo concorreva realmente in maniera rilevante e continuativa al mantenimento del figlio non convivente; non è comunque richiesto che l’assicurato o pensionato provvedesse in via esclusiva al mantenimento del figlio non convivente.

Requisiti previsti per i nipoti per il diritto alla reversibilità

La reversibilità ai nipoti spetta purché il nipote sia minorenne alla data del decesso del nonno o della nonna e risultino soddisfatti sia il requisito della non autosufficienza economica che quello della vivenza a carico.Pensioni anticipate, trattativa per postini e pompieri Il diritto alla reversibilità per i nipoti può sussistere anche se il beneficiario non è orfano: la presenza di uno o di entrambi i genitori, difatti, non ostacola il riconoscimento del diritto, purché sia accertata l’impossibilità, sia da parte del padre che da parte della madre, di provvedere al mantenimento del figlio. Se uno dei genitori svolge un’attività lavorativa autonoma alla data di morte dell’ascendente, la pensione per il nipote non spetta, anche se l’attività è in perdita: in parole semplici, niente pensione dal nonno (o dalla nonna) al nipote, se uno dei genitori di quest’ultimo ha la partita Iva aperta (anche se non guadagna nulla). Se il nipote percepisce la pensione e, in una data successiva al decesso del nonno o della nonna, il genitore riprende l’attività lavorativa o diventa titolare di redditi che potrebbero consentirne il mantenimento, il diritto acquisito alla pensione di reversibilità non deve essere revocato né sospeso.

Reversibilità per figli e nipoti, a quanto ammonta?

La pensione ai superstiti corrisponde a una percentuale della rendita spettante al pensionato, o a una percentuale della pensione alla quale avrebbe avuto diritto il lavoratore. Le percentuali di spettanza variano in base ai familiari aventi diritto:

  • coniuge solo: 60%;
  • coniuge ed un figlio: 80%;
  • coniuge e due o più figli: 100%;
  • un figlio: 70%;
  • due figli: 80%;
  • tre o più figli: 100%;
  • un genitore: 15%;
  • due genitori: 30%;
  • un fratello o una sorella: 15%;
  • due fratelli o sorelle: 30%;
  • tre fratelli o sorelle: 45%;
  • quattro fratelli o sorelle: 60%;
  • cinque fratelli o sorelle: 75%;
  • sei fratelli o sorelle: 90%;
  • sette o più fratelli o sorelle: 100%.

Quando si riduce la reversibilità?

La pensione di reversibilità, pur essendo già ridotta di per sé, in quanto, come appena osservato, corrisponde a una percentuale della pensione che il deceduto avrebbe percepito se fosse rimasto in vita, può subire un’ulteriore riduzione nel caso in cui il beneficiario possieda redditi propri. In particolare, perché il trattamento sia ridotto, è necessario che i redditi posseduti superino determinate soglie. In particolare, la riduzione della pensione di reversibilità non viene effettuata se il reddito del titolare della prestazione non supera di 3 volte il trattamento minimo Inps, ossia sino a 19.789,38 euro annui (importo valido per l’anno 2018).

Quali redditi non riducono la reversibilità?

In ogni caso, non tutti i redditi prodotti dal beneficiario della reversibilità sono contati ai fini dei limiti di cumulo; devono infatti essere esclusi:

  • il Tfr, i trattamenti assimilati e le relative anticipazioni;
  • il reddito della casa di abitazione;
  • gli arretrati sottoposti a tassazione separata;
  • l’importo della pensione ai superstiti su cui deve essere eventualmente operata la riduzione, assieme ad eventuali ulteriori pensioni ai superstiti.

Sono stati esclusi anche pensione e assegno sociale, rendite Inail, assegni di accompagnamento, pensioni privilegiate, pensioni e assegni per invalidi, ciechi e sordomuti.

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