venerdì, Aprile 19, 2024

La storia del comune di San Giorgio a Cremano tra eruzioni e ville antiche

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Una breve storia del comune di San Giorgio a Cremano, tra eruzioni vesuviane, ville antiche e personaggi famosi della ridente cittadina partenopea.

Affrontare la storia di San Giorgio a Cremano, attraverso l’etimologia del suo nome, non è cosa semplice ne tantomeno banale, vista la complessa ricerca delle origini della stessa, legata alle vicende di diverse comunità e di altrettanti svariati villaggi che si insediarono in questo vasto territorio, sia dai tempi del Medio Evo.

Tuttavia la nostra breve ricerca non vuole partire da origini così lontane, soffermandoci, per iniziare, alla parola “Cremano”. Il termine, infatti, dopo aver subito nel corso dei secoli varie e significative trasformazioni, pare che sia da attribuire al toponimo Cremato, che sta ad indicare una striscia di terra che sarebbe stata appunto “cremata” dalla lava di una delle varie eruzioni del Vesuvio.

Pertanto “Cremano” non è altro che l’antica Leucopetra o Alveo di Pietrabianca che dall’attuale via Dalbono arrivava fino al Largo Arso per poi sfociare definitivamente, a Pietrarsa, che oggi ospita il prestigioso Museo Nazionale Ferroviario, dove è nata la storia delle ferrovie italiane.

Il segno di carattere urbanistico che ritroviamo ancora oggi è senza dubbio la sagoma a forma triangolare del “Luogo detto Arso”, Strada che porta nel luogo detto Arso, Strada di Santo Jorio, Strada che porta alle novelle, Strada che dirige a Portici, la cui  forma ad imbuto si delineò dopo l’eruzione del Vesuvio datata 1631, dove le tremende colate laviche invasero tutta l’area circostante, arrivando fino al mare.

Forse è proprio per questa forte presenza di lava, che trae origine il toponimo “Arso”. Inizialmente, i nuclei abitativi facevano capo a San Giorgio a Capitiniano e a Sant’Aniello a Cambrano, quest’ultima ubicata nella parte bassa della cittadina, quella cioè più vicina al mare. Pertanto il toponimo Grambano, poi Grambana, altro non era che il canale o bacino di raccolta (alveo) del torrente di lava costituita da bitume e selce liquefatta, proveniente dal Vesuvio e sovrastante il promontorio di Leucopetra, fino a sfociare al mare aperto.

Successivamente del villaggio di Sant’Aniello a Cambrano non ci fu più traccia e solo nel 1334 venne citato per la prima volta il villaggio di San Giorgio a Cambrano, che nacque dalla fusione del Santo di Capitiniano e del casale di Cambrano. Nel corso dei lunghi anni, il toponimo subì ulteriori trasformazioni, cambiando il nome da Cambrano a Clamano, fino a quando verso la metà del Cinquecento divenne definitivamente Cremano, e cioè una parte del nome che attualmente identifica questo comune.

Infatti oggi la ridente cittadina di San Giorgio a Cremano, è dedicata proprio questo santo, poiché la terribile e devastante eruzione del 1631, lasciò intatta solo la vecchia chiesa di San Giorgio, seppellendo quella nuova. Naturalmente l’episodio fu attribuito ad un miracolo, rafforzando la devozione verso questo santo guerriero.

La ricostruzione della nuova chiesa fu poi rallentata dalla peste del 1656, che fu completata solo alla fine del Seicento. Proprio in questo periodo, Luca Giordano, il celebre pittore napoletano soprannominato “Luca fa presto” per la sua velocissima capacità di realizzare opere d’arte, costruì a San Giorgio a Cremano la propria residenza di villeggiatura, decorando la cappella gentilizia dell’attuale chiesa di Santa Maria del Carmine.

Di notevole interesse è senza dubbio anche quella che prossimo definire “la grande stagione del Settecento” che interessò anche San Giorgio a Cremano, grazie  alla vicina e confinante Portici dove, come noi tutti sappiamo, fu realizzata la bella e imponente residenza estiva di Carlo di Borbone, oggi sede della Facoltà di Agraria, e dotata anche di un delizioso Orto Botanico.

Questa breve introduzione al Settecento, è per citare almeno due grandi ville presenti in questo comune. La prima, Villa Bruno, fu realizzata nella prima metà del Settecento e si trova tra via Cavalli di Bronzo e l’attuale piazza Massimo Troisi.

Fu acquistata nel 1758 dalla vedova di don Diego Pignatelli di Monteleone, che già avevano alcune proprietà nella vicina Barra. L’edificio principale è circondato da un grande parco e attualmente viene gestito dall’Amministrazione comunale di San Giorgio a Cremano, dove si organizzano eventi di carattere culturale, tra i quali, quello forse più famoso, il Premio Massimo Troisi.

Non a caso, al suo interno, è presente uno spazio con vari cimeli che ricordano la vita di questo grande attore, nato a San Giorgio, comune da dove mosse i primi passi, insieme a Lello Arena e Enzo Decaro, come attore comico nel celebre trio La Smorfia. Molto più grande e imponente invece è Villa Vannucchi, anch’essa costruita nella prima metà del Settecento e, dopo vari passaggi di proprietà, passò nel 1755 a Giacomo d’Aquino.

Nel corso dei secoli la villa subì significative trasformazioni e cambiò molti proprietari, fino a quando  all’inizio del Novecento, fu acquistata definitivamente dal conte Giuseppe Vannucchi, dal quale poi ha preso il nome  che attualmente noi conosciamo.

La villa è caratterizzata da uno spettacolare parco (nella foto, in alto), secondo il disegno originale che era riportato sulla mappa della Pianta Carafa, e che probabilmente si rifà ad una presunta simbologia massonica, in ogni caso questo vasto e importante complesso è senza dubbio uno dei più chiari esempi di “Giardino all’italiana” presente in Campania.

Nell’ottocento tale villa divenne uno dei centri più ambiti della mondanità borghese napoletana, dove si organizzavano lussuosi e luculliani banchetti. Dopo il terremoto del 1980, la villa subì seri danni e fu messa in sicurezza attraverso numerose travi di legno, le stesse che Massimo Troisi ci fece vedere all’inizio del suo film di esordio Ricomincio da tre, dove fu girata appunto la scena iniziale, con un inquieto, logorroico e petulante Lello Arena.

Voglio infine segnalare il vergognoso stato di abbandono nel quale versa da anni una delle ville più antiche e prestigiose di San Giorgio a Cremano, Villa Pignatelli di Montecalvo, edificata nel 1747 ad opera, molto probabilmente, di Ferdinando Sanfelice. Un tempo era una delle residenze più eleganti della zona, con il suo imponente edificio, che occupa completamente un lato di largo Arso.

Il prestigioso portale d’ingresso al salone delle feste, si raggiunge dalla incantevole terrazza del piano nobile che affaccia sul cortile interno della villa, dove ancora oggi sono visibili le tracce preziose dell’antica magnificenza della stessa, oggi abbandonata all’incuria e al degrado più spietato, completamente inglobata in una orrenda gabbia di ferro, vecchia, sporca e lugubre, che arriva addirittura ad invadere la strada adiacente, che per forza maggiore, in quel tratto è diventata a senso unico.

Quando mi capita di passare davanti tale scempio, provo un senso di impotenza e, consentitemi, di enorme vergogna. Voglio concludere questo breve viaggio nella storia di San Giorgio a Cremano, ricordando, dopo Massimo Troisi, un altro grande personaggio nato in questo comune, del mondo dello spettacolo e del cinema, oggi purtroppo completamente dimenticato, la cui notorietà è stata, senza volerlo, offuscata in parte anche dalla forte notorietà che lo stesso Troisi ha goduto per la sua brillante carriera cinematografica.

Il personaggio a cui mi riferisco è Alighiero Nochese, l’uomo di mille volti, uno dei più fecondi e popolari imitatori della televisione italiana. Simpatico, ironico, cordiale e sempre pronto alla battuta, intelligente e mai volgare, con uno stile inconfondibile ed elegante che ne ha fatto un impareggiabile mattatore di memorabili caratterizzazioni, perché le sue, non erano semplici imitazioni.

Indimenticabili le sue performance caricaturali di Giulio Andreotti, Enrico Berlinguer, Amintore Fanfani, Ruggero Orlando, Nilla Pizzi, Mike Bongiorno, Tito Stagno e Sergio Endrigo, l’unico che si arrabbiò davvero.

a cura del Dott. Pietro Diffidenti (Medico fisiatra, studioso di storia locale)

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