venerdì, Aprile 19, 2024

Casoria: due arresti per l’omicidio della vittima innocente Antimo Giarnieri (I NOMI)

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Luigi Maria Mormone
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Luigi Maria Mormone, cura la pagina di cronaca su Napoli e provincia, attualità e sport (pallanuoto, basket, volley, calcio femminile ecc.), laureato in Filologia Moderna, giornalista.

Casoria: i Carabinieri hanno arrestato due uomini per l’omicidio del 19enne Antimo Giarnieri (vittima innocente di Camorra ucciso l’8 luglio 2020 perché confuso con un’altra persona).

Stamattina a Casoria, i Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura partenopea nei confronti di due soggetti, Ciro Sannino, gravemente indiziato di estorsione aggravata dal metodo mafioso, e Tommaso Russo, gravemente indiziato di due episodi estorsivi aggravati dal metodo mafioso (di cui uno tentato e uno consumato), nonché dell’omicidio di Antimo Giarnieri (all’epoca 19enne) e del tentato omicidio di un soggetto minorenne (C.S.), rimasto nell’occasione ferito al fianco sinistro.

L’evento si verificava l’8 luglio 2020 a Casoria, in III Traversa di Via Castagna, comunemente nota come “Parco Smeraldo” e, sin dalle prime attività investigative, la vicenda ha presentato agli inquirenti i classici tratti di un agguato connotato dal carattere mafioso. Quella sera, difatti, il killer disceso da una vettura guidata da una persona allo stato ignota, esplodeva all’indirizzo di un gruppo di persone ivi presenti 8 colpi di pistola cal. 7.65, di cui 4 colpivano Giarnieri provocandone la morte e 1 colpo attingeva il soggetto minorenne (C.S.) scampato fortuitamente alla morte.

Le indagini condotte dal Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna e coordinate dalla D.D.A. di Napoli hanno permesso di accertare che il reale obiettivo di Russo fosse un altro soggetto fatalmente scambiato per l’incensurato Giarnieri, risultato invece estraneo a dinamiche delinquenziali.

Il grave fatto di sangue, secondo gli elementi raccolti, va inquadrato in una violenta contrapposizione tra fazioni della criminalità organizzata in lotta per il controllo della piazza di spaccio del “Parco Smeraldo”, luogo in cui si è consumato il delitto. In particolare a Russo, individuato dalle investigazioni in corso quale soggetto gravemente indiziato per l’agguato presso il parco Smeraldo (oltre ad essergli contestato l’uso di armi), viene contestata l’aggravante del metodo mafioso, in quanto avrebbe agito per agevolare l’attività e gli scopi criminali del gruppo camorristico di cui è referente territoriale Salvatore Barbato (alias “Totore O’ Can”, elemento contiguo al clan Moccia e allo stato detenuto per estorsione aggravata dal metodo mafioso), nonché allo scopo di affermare il controllo di quest’ultimo sul territorio.

Nel corso delle attività investigative sono stati inoltre contestati a Russo e Sannino due episodi di natura estorsiva, di cui uno tentato e uno consumato, ai danni di due spacciatori del luogo che, per poter continuare nella loro illecita attività di spaccio, erano costretti a versare una quota imposta dal clan, altro elemento sintomatico della volontà di imporre un controllo capillare del territorio attraverso il racket sull’attività di spaccio.

La violenza e la ferocia mostrata si palesa poi nella circostanza da cui risulta che il Russo, in uno degli episodi contestatigli, strappava parte del padiglione auricolare ad una vittima minacciandolo “di fare il bravo, perché ora ci siamo io e Totore O’Cane”.

Nella seconda estorsione poi Russo e Sannino si facevano consegnare 500 euro, quale quota mensile imposta dal clan, da un soggetto ristretto agli arresti domiciliari ricorrendo anche a violenza fisica per costringerlo a consegnare il denaro, il tutto dinanzi alla moglie della vittima, anch’essa aggredita brutalmente nel mentre cercava di reagire a difesa del marito.

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