sabato, Aprile 20, 2024

I capolavori di Bruch e Mahler al Ravello Festival 2017

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Si sono esibiti sul Belvedere di Villa Rufolo i due celebri artisti Vadim Repin e James Judd, proponendo due celebri capolavori di Bruch e Mahler.   

di Carlo Farina – “Stavano lì, all’angolo di via Toledo, in attesa di sbucare fuori suonando il mio primo “Concerto per violino”, non appena arrivassi in vista. (Vadano tutti al diavolo! Come se non avessi scritto altri concerti altrettanto buoni!) Questa l’incredibile e paradossale reazione di Max Bruch che, arrivato a Napoli nel 1903, ebbe nei confronti di alcuni violinisti napoletani, che volevano rendergli omaggio proprio con il suo più noto e certamente il più bello dei suoi lavori artistici. Ma la popolarità che il Concerto n. 1 in sol minore op. 26, raggiunse nel corso degli anni, gli procurò un “fastidio” tale, che finì per odiarlo, visto che tutti continuavano a ricordarlo solo per questo concerto, patendo con grande rabbia le attenzioni eccessive verso questa sua composizione. Tuttavia resta uno dei più belli e noti di tutta la letteratura violinistica dell’Ottocento, paragonabile per lirismo e virtuosismo a quello altrettanto celebre di Mendelssohn, che spesso ritroviamo insieme nelle numerose registrazioni discografiche. I capolavori di Bruch e Mahler al Ravello Festival 2017Nato in Siberia nel 1971, Vadim Repin, che ha iniziato a suonare il violino all’età di appena cinque anni, ha aperto il concerto del 25 agosto, sul belvedere di Villa Rufolo, nell’ambito del Ravello Festival 2017, proprio con questo celebre concerto per violino di Bruch. A differenza degli altri concerti per violino, questo si apre subito con l’introduzione di un Adagio centrale, che rappresenta la novità di questa musica, una sorta di “preludio” che parte proprio da un movimento di carattere lirico, per poi sfociare in una struttura più formale e definita che fanno dell’intero concerto un unico corpo musicale, anche perché i tre movimenti sono tutti legati tra di loro. Con una tecnica impeccabile, fatta di sensibilità e passione, Repin ha interpretato questo concerto con la stessa disinvoltura di sempre, deliziando un pubblico attento e numeroso che ha preteso, con veemenza, il classico bis. Con le Variazioni sul Carnevale di Venezia di Paganini, il celebre violinista si è congedato dal pubblico, lasciando il palcoscenico sotto una lunga serie di forti appalusi. La seconda parte della serata è stata aperta invece dalla Sinfonia n. 1 in re maggiore “Titano”, di Gustav Mahler, che debuttò, con la totale indifferenza dei presenti, a Budapest il 20 novembre 1889. Strutturata originariamente in cinque movimenti, Mahler, che a quel tempo era impegnato proprio nella lettura del romanzo “Il Titano” di Jean Paul (pseudonimo di Johann Friedrich Richter) decise successivamente di eliminare quell’andante detto “Blumine”, dandogli la forma definitiva che noi tutti oggi conosciamo, quella in quattro movimenti. La sorprendente Asian Youth Orchestra, composta dai migliori giovani musicisti che il continente asiatico oggi possiede, ha eseguito, sotto la direzione del britannico James Judd, considerato uno dei maggiori interpreti della musica orchestrale inglese, questa poderosa sinfonia, con un’eccellente prova di grande maturità orchestrale, nonostante la giovane età, producendo dei suoni “puliti” e precisi, dotati di un eccellente colorito musicale, che hanno evidenziato positivamente i passaggi più difficili e insidiosi che questa sinfonia possiede. I capolavori di Bruch e Mahler al Ravello Festival 2017Ottimo il lavoro di rifinitura del direttore, a cominciare dal famoso pedale di la sovracuto degli archi, con il quale inizia la sinfonia, fino ai legati, alle pause, alle modulazioni che si intersecano con gli ottoni, i legni e le percussioni, per terminare con il ritorno alla tonalità d’impianto, quella del re maggiore, dove un forte sostegno armonico, conclude questo complesso lavoro artistico. Il primo di una lunga seria di opere sinfoniche, alle quali Mahler lavorerà fino alla sua  morte, criticato spesso da invidiosi e incompetenti musicisti, ma anche “salvato” e rivalutato da eccellenti direttori, come Bruno Walter, che possiamo considerare senza dubbio, il suo maggiore interprete.

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