martedì, Luglio 8, 2025

Benvenuti in Casa Esposito al Diana tra paradossi e denunce travestite da farsa

È un salmo ironico e profano, un grottesco cabaret della coscienza partenopea, quello che prende forma in “Benvenuti in Casa Esposito”, la commedia tratta dall’omonimo romanzo di Pino Imperatore, ora tornata in scena al Teatro Diana a dieci anni dal primo debutto.

Riscritta per le tavole del palcoscenico dallo stesso autore in collaborazione con Paolo Caiazzo e Alessandro Siani- quest’ultimo anche alla regia- l’opera si offre come una riflessione teatrale sulla Napoli del presente, dove il riso si fa lama affilata, e l’illegalità, il malcostume e la camorra diventano maschere tragicomiche di un’identità collettiva distorta.

Nel ruolo del protagonista, Tonino Esposito, Giovanni Esposito si conferma interprete versatile, istrionico, capace di fondere slapstick e introspezione. Il suo personaggio, figlio imbranato e riluttante di un boss della camorra, diventa l’incarnazione di un uomo spaesato, costretto a confrontarsi con un’eredità criminale che né vuole né sa gestire.

È attraverso di lui che si consuma il nucleo tragico della commedia: il destino individuale schiacciato da un sistema che premia solo la sopraffazione. Intorno a questo “eroe per caso” ruota un microcosmo familiare e sociale tratteggiato con tratti iperbolici e spesso volutamente caricaturali.

Al suo fianco brillano figure emblematiche: Susy Del Giudice, nel ruolo della moglie Patrizia, rievoca con grinta e umanità il personaggio reso popolare dall’indimenticabile Loredana Simioli, restituendo una donna forte, tipica figura femminile della malavita partenopea; Aurora Benitozzi, nei panni della giovane Tina, rappresenta con freschezza e vigore la coscienza ribelle delle nuove generazioni.

Spiccano anche Carmen Pommella, altera consorte del boss padre, e Gennaro Silvestri, il cui Pietro De Luca- detto ’o Tarramoto – incarna l’evoluzione del capoclan moderno. Non mancano i personaggi comici di contorno: la coppia formata da Nunzia Schiano e Salvatore Misticone aggiunge brio e colore, mentre Giampiero Schiano, nel ruolo del fantasma del Capitano spagnolo, introduce un elemento surreale e simbolico che funge da coscienza esterna, un coro interiore incarnato, capace di donare respiro metafisico alla vicenda.

Le scene di Roberto Crea evocano gli interni familiari di una Napoli popolare; le musiche di Andrea Sannino e Mauro Spenillo accompagnano lo svolgimento con efficacia, mentre i video proiettati, reminiscenze dello stile “Mare Fuori”, fungono da prologo narrativo, accentuando la commistione fra linguaggio teatrale e racconto seriale. E tuttavia, è proprio in questa rincorsa all’eccesso espressivo che lo spettacolo inciampa.

Se da un lato l’ironia dissacrante funziona come strategia di denuncia, dall’altro l’insistenza su elementi paradossali – come l’incontro con i teschi parlanti del Cimitero delle Fontanelle o la ridicolizzazione grottesca degli ambienti criminali – rischia di stemperare il messaggio etico in una comicità fine a se stessa. Alcuni momenti, come la distruzione in scena dell’immagine della Madonna di Pompei, pur volendo, forse, simboleggiare la rottura con una religiosità strumentalizzata dalla malavita, finiscono per cadere in un’irriverenza gratuita, che lascia più sconcerto che riflessione.

Il testo alterna dialoghi brillanti e colpi di scena a passaggi più demenziali, con risultati alterni. Quando la satira riesce a colpire il bersaglio, l’effetto è spiazzante e fecondo; ma quando indulge in eccessi eccentrici e gag troppo sopra le righe, il racconto perde tensione e profondità. La risata diventa allora una scorciatoia che rischia di banalizzare il dramma, piuttosto che esorcizzarlo. Ciononostante, “Benvenuti in Casa Esposito” riesce a riconnettersi con quella tradizione comica napoletana capace di ridere della propria tragedia e di sublimare il dolore in lazzo.

È teatro di denuncia, sì, ma camuffato da varietà. È moralità in forma di farsa. Ed è forse in questa ambiguità – così partenopea – che risiede la forza e il limite di uno spettacolo che, pur traboccando, afferma con energia la volontà di raccontare l’illegalità da una nuova angolazione, svelando le ombre ridicole del crimine e la vulnerabilità tragicomica di chi lo subisce. “Benvenuti in Casa Esposito” è uno specchio deformante della Napoli di oggi, dove la risata non sempre salva, ma almeno scuote.

Latest Posts

Ultimi Articoli