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Banco di Napoli, la fusione con Intesa Sanpaolo avverrà il 26 novembre

Banco di Napoli: da ieri, lunedì 26 novembre l’incorporazione in Intesa Sanpaolo dello storico istituto di credito del Mezzogiorno è diventata ufficiale.

Aggiornamento in data 27 novembre – alle ore 16,00

Napoli e i suoi cittadini dicono addio al Banco di Napoli. L’istituto di credito più antico del mondo. A via Toledo si è riunito il comitato “Salviamo il Banco di Napoli”, poche decine di persone, infatti, si è mobilitato per una estrema forma di protesta verso la fusione tra il gruppo Banca Intesa e il Banco di Napoli firmata ieri 26 novembre.

In realtà, come si sono affrettati ad ammettere gli stessi manifestanti, i napoletani scesi in piazza in via Toledo non speravano in alcun modo di cambiare il corso degli eventi stabilito già diversi anni fa, ma hanno comunque voluto protestare e manifestare lo sdegno verso quello che ritengono essere un vero e proprio furto d’identità per la città di Napoli.

Aggiornamento in data 24 novembre – alle ore 9,00

Il Presidente emerito Giorgio Napolitano commenta l’incorporazione del Banco di Napoli in Intesa Sanpaolo che avverrà il 26 novembre. “La piena integrazione, già in atto da tempo, del Banco di Napoli nella struttura di Banca Intesa San Paolo ha risposto a esigenze incontestabili di razionalità ed efficienza.

Nel momento in cui si è ritenuto che il soddisfacimento di tali esigenze, in un contesto molto difficile per l’intero sistema bancario italiano, si debba spingere fino al punto di cancellare, almeno sul piano giuridico-formale, lo storico istituto di credito del Mezzogiorno, non posso non esprimere rammarico e preoccupazione.  – continua il Presidente – Ritengo  che si debba rendere omaggio alla storia del Banco, che ha costituito una grande realtà rappresentativa dei ceti produttivi e del popolo dei risparmiatori delle regioni meridionali, dando – pur tra non pochi alti e bassi – contributi essenziali nel contrastare lo squilibrio tra Nord e Sud, ovvero la principale tara dello sviluppo nazionale.

Non vorrei che questo doloroso commiato riflettesse un ulteriore indebolimento dell’attenzione e della comprensione, a livello nazionale, per gli attuali ancor oggi così gravi problemi di Napoli e del Mezzogiorno”, conclude il senatore a vita Giorgio Napolitano.

Aggiornamento in data 23 novembre – alle ore 9,00

Arriva la richiesta di un risarcimento di 75 milioni di euro dei due fratelli principi della famiglia Windisch Graetz di origine austriaca, Mariano Hugo e Manfred, che hanno presentato al ministero dell’Economia e finanze. Sono i primi, tra gli azionisti del Banco di Napoli spa nel 1996, ad avere avviato un’azione civile dopo che la Sga (società di gestione attività) ha recuperato oltre il 90 per cento dei crediti allora definiti «deteriorati». Soci privati con 7,5 milioni di azioni, acquistate attraverso quattro società, per un valore allora di 30 miliardi di lire.

Aggiornamento in data 21 novembre – alle ore 9,00

La Fondazione BancoNapoli da oggi avrà un nuovo presidente e un nuovo Consiglio di amministrazione. Il primo consiglio si inaugurerà con una richiesta di risarcimento che potrebbe arrivare al miliardo di euro per gli azionisti del vecchio Banco di Napoli, in seguito alla cessione, avvenuta negli anni 90, del più importante istituto di credito meridionale.

Con le elezioni odierne per il rinnovo degli organi sociali dell’ente sarà inaugurata ufficialmente l’era di Rossella Paliotto, la prima donna alla guida in 500 anni di storia del Banco di Napoli.

Aggiornamento in data 20 novembre – alle ore 10,00

La settima sezione civile del Tribunale, ha accolto il ricorso del professore Francesco Finnamò ed ha inibito alla Fondazione BancoNapoli di sostituirlo nel Consiglio generale.  A questo punto, a Rossella Paliotto, appoggiata da ben 12 dei 16 consiglieri non resta che attendere domani 21 novembre, per potersi sedere definitivamente sulla prestigiosissima poltrona presidenziale della Fondazione. Purtroppo, ci arriverà alla vigilia dell’ennesimo atto ostile, del sistema bancario nazionale nei confronti del Mezzogiorno e delle sue potenzialità di sviluppo. Cinque giorni dopo, infatti, il Banco di Napoli sarà incorporato in Intesa Sanpaolo e perderà anche quel minimo di autonomia che ancora gli restava. Il suo logo, però, continuerà a campeggiare sulle agenzie del Mezzogiorno continentale fino al 2020. Più per interesse di “Intesa SanPaolo” che del Sud.

Aggiornamento in data 16 novembre – ore 9,30

La Fondazione del BancoNapoli non potrà sostituire Francesco Fimmanò in Consiglio generale. Ma le elezioni per il rinnovo degli organi sociali restano programmate per 21 novembre con la vittoria già scontata di Rossella Paliotto.

Aggiornamento del 13 novembre – ore 22,00

“L’autonomia del Banco di Napoli coincide esattamente con quella affidata alle Direzioni regionali. Per cui non ci sarà nessun cambiamento. Di sicuro l’incorporazione non produrrà alcun effetto negativo sulle famiglie, sulle imprese, sulla centralità della banca dei territori in cui è insediata. E parlo di ben 620 filiali al Sud.

Sul piano tecnico non cambierà nulla, accrediti e addebiti sui conti correnti arriveranno automaticamente sul nuovo conto e nulla sarà modificato anche a proposito di affidamenti e mutui. Le insegne del Banco, in Campania, resteranno dove sono attualmente“, ha dichiarato Francesco Guido, Direttore Generale del Banco di Napoli in un’intervista rilasciata Agenzia Nova.

Aggiornamento del 11 novembre – ore 23.45

I 2 milioni di correntisti del Banco di Napoli sono stati informati ufficialmente della fusione e del cambio del codice IBAN: “Gentile Cliente, il 26 novembre 2018 Banco di Napoli sarà incorporata dalla proprio capogruppo Intesa San Paolo. Da questa data i rapporti trattati da Lei intrattenuti con Banco di Napoli proseguiranno con Intesa San Paolo. Questa operazione comporta la modifica delle coordinate bancarie di tutti i conti di pagamento. La sia filiale continuerà ad essere il suo riferimento abituale e le modalità di servizio non cambieranno. Il conto in oggetto cambia sia il numero sia il codice IBAN, Nulla cambia per quanto riguarda le condizioni economiche contrattuali“.

Da lunedì 26 novembre, il Banco di Napoli sarà integrato definitivamente in Intesa Sanpaolo. Il momento è dunque storico, perché scompare un pezzo di storia del Mezzogiorno, iniziata nel 1463 durante il regno aragonese quando le operazioni bancarie, con prestiti, pegni, circolazione di monete, erano curate da opere pie religiose. Questa lunga storia è raccontata dai documenti custoditi nel grande archivio della Fondazione Banco di Napoli in via dei Tribunali.

Banco di Napoli, le tappe più importanti della sua storia

“Il Mattino” ne ha ripercorso le tappe più importanti. Il Monte della Pietà nasce nel 1539 da un’intuizione di alcuni aristocratici, mossi da sentimenti di beneficenza verso i poveri ridotti alla fame da prestiti ottenuti con oggetti dati in pegno. Li mise assieme il vicentino Gaetano Thiene, proclamato santo nel 1671, fondatore dell’ordine religioso dei chierici regolari. Il Monte di pietà prestava denaro su pegno a interessi bassi.

Al Monte di Pietà guardavano i sei Banchi allora impegnati nelle attività economico-finanziarie cittadine: il Banco di Santo Spirito, nato nel 1562 in via Toledo vicino la chiesa omonima, che finanziava gli istituti di assistenza alle giovani ragazze; il Sacro monte dei Poveri, fondato nel 1563 in via dei Tribunali per prestare denaro alle famiglie dei carcerati della Vicaria; il Banco della Santissima Annunziata, costituito nel 1587 per sostenere l’ospedale e l’orfanotrofio omonimi; il Banco di Santa Maria del popolo, creato nel 1589 di fronte la chiesa di San Lorenzo per i bisogni economici degli ammalati ricoverati all’ospedale Incurabili; il Banco di Sant’Eligio, voluto nel 1592 dai commercianti di piazza Mercato; il Banco di San Giacomo, che nel 1597, nella chiesa in piazza Municipio, sosteneva economicamente gli spagnoli venuti a Napoli. Dalla loro unione sarebbe nato il Banco di Napoli, riferimento per artigiani, nobili, commercianti e poveri. Il principale strumento cartaceo di pagamento dei Banchi erano le fedi di credito: gli “antenati” degli assegni e delle cambiali.

Francesco Guido: “Superare i limiti di una dimensione regionale”

La storia è poi andata avanti fino a questo momento di svolta, di cui è perfettamente consapevole Francesco Guido, ultimo direttore generale di via Toledo e direttore regionale Sud di Intesa Sanpaolo: “E’ stata una storia esaltante -ha dichiarato a “Il Mattino”- che merita il massimo rispetto perché il Banco di Napoli è stato per lunghissimi anni l’Istituto di credito di riferimento del Mezzogiorno. Ho lavorato per 22 dei miei 35 anni di attività al Sud e conosco il significato dei valori sentimentali che soprattutto in questa fase sono stati più volte sottolineati. Ma sono anche pienamente convinto che di fronte ad un’economia sempre più internazionale si deve guardare avanti, superando i limiti di una dimensione regionale, come quella del Banco di Napoli e delle altre banche regionali dotate anche loro di una direzione autonoma, che ormai risulta non più adeguata ai nuovi scenari“.

Articolo pubblicato il: 27 Novembre 2018 16:00

Luigi Maria Mormone

Luigi Maria Mormone, cura la pagina di cronaca su Napoli e provincia, attualità e sport (pallanuoto, basket, volley, calcio femminile ecc.), laureato in Filologia Moderna, giornalista.