Stop ai modelli estetici “anoressici” nella pubblicità, lo annuncia lo Iap, ossia l’Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria, una modifica che include il palese richiamo a “condizioni patologiche del comportamento alimentare, come l’anoressia e la bulimia”.
La modifica – spiega ancora lo Iap – nasce dalla consapevolezza degli operatori della comunicazione che i modelli estetici proposti dalla pubblicità possono in qualche misura condizionare soprattutto il pubblico dei più giovani nel perseguire determinati stili di vita e canoni estetici, modelli che esaltano la magrezza e quindi a portare a disturbi alimentari.
Certamente i disturbi del comportamento alimentare sono legati a particolari condizioni di disagio psichico le cui cause sono molteplici. Nasce in questo modo la responsabilità da parte dell’Istituto e degli operatori che ne fanno parte, a vigilare su questo nuovo fronte, attivando i propri meccanismi di sanzione laddove si riscontrino messaggi in contrasto con la nuova norma”.
Per il segretario generale dello Iap, Vincenzo Guggino, si tratta di “un ulteriore passo avanti nella tutela del pubblico dei più giovani, obiettivo sempre perseguito dal codice Iap con norme specifiche, come l’articolo 11, che vieta tra l’altro di indurre ad adottare l’abitudine a comportamenti alimentari non equilibrati, o trascurare l’esigenza di seguire uno stile di vita sano.
Impegno che ha portato, peraltro, l’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria a firmare già nel 2014, un protocollo con il Garante per l’infanzia e l’adolescenza“. Occorre che sia un medico ad attestare che le ragazze e i ragazzi siano in buona salute, lo dice in una nota la vicepresidente dei senatori di Forza Italia, Maria Rizzotti, commentando il pronunciamento dell’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria: “ho voluto arricchire il mio disegno di legge sui disturbi alimentari in discussione in Commissione Sanità al Senato recependo i suggerimenti arrivati nel corso delle numerose audizioni: le modelle e i modelli devono presentare il certificato medico attestante l’indice di massa corporea per lavorare nel campo della moda e della pubblicità.
In riferimento a ciò, emerge come nei secoli passati in Europa, ed ancora attualmente in alcuni Paesi poveri, le forme femminili morbide e abbondanti erano considerate evidente simbolo della ricchezza, in quanto soltanto le donne ricche potevano permettersi il lusso di non lavorare, e di mangiare in abbondanza, risultando in tal modo formose.
Viceversa, al corpo esile era attribuito il significato di povertà, le donne del popolo e quelle che lavoravano la terra che erano magre in quanto mangiavano poco.
Oggi la società occidentale, espone continuamente ad un ideale estetico di eccessiva magrezza, verso un mondo basato sull’ immagine e l’apparenza, un obiettivo a cui uniformarsi. Tutte le donne aspirano ad un corpo in linea con la moda, magro ed attraente, un prototipo di bellezza che esalta la magrezza e demonizza il grasso.
Questo naturalmente porta in alcune circostanze a creare dei pericolosi disturbi psicologici che spingono le donne a ricercare soluzioni estreme per modificare in fretta la propria fisicità.
Articolo pubblicato il: 24 Marzo 2019 12:00