giovedì, Aprile 18, 2024

Alessandro Preziosi realizza il sogno di Lola D’Arienzo malata di Sla

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Lola D’Arienzo, l’ex insegnante di danza classica di Cava de’ Tirreni malata di Sla, realizza il suo sogno: la visita a sorpresa di Alessandro Preziosi.

Da dieci anni aveva espresso il desiderio di incontrarlo e ieri sera c’è riuscita: l’attore Alessandro Preziosi ha fatto visita a sorpresa a Lola D’Arienzo, l’ex insegnante di danza classica di Cava de’ Tirreni costretta in un letto dalla Sla. Ormai da tempo Lola, appassionata di teatro oltre che naturalmente di danza, con il suo dolce battito di ciglia aveva più volte espresso il desiderio di incontrare l’attore di origini avellinesi.

Ieri Preziosi, impregnato in una tournée che lo ha portato in scena al teatro Verdi di Salerno, si è presentato verso le 17 a casa di Lola. “L’incontro – hanno raccontato i familiari di Lola – è stato reciprocamente gioioso. Preziosi si è dimostrato una splendida persona. Lola ha coronato il suo sogno. Un altro tassello importante nella sua vita”.

Alessandro Preziosi realizza il sogno di Lola D'Arienzo malata di Sla

La storia di Lola D’Arienzo

Il suo nome è Apollonia D’Arienzo ma tutti la conoscono come Lola. Da 20 anni è affetta da Sla e parla solo muovendo le ciglia, non si è mai arresa. Riceve e ricambia affetto a chi le sta vicino, ha pubblicato una raccolta di poesie. E’ un’artista autentica, che non s’è mai arresa al destino, affrontandolo a testa alta la sua terribile malattia e decidendo di continuare a vivere piuttosto che sopravvivere anche quando gli effetti di questa terribile sclerosi laterale amiotrofica hanno cominciato a presentare il conto. Lola ha scelto di non mollare, perché il corpo soccombe ma la mente no, e il cuore neppure.

Prigioniera del suo stesso corpo ma libera e creativa nel pensiero. Comunica con gli occhi sbattendo le palpebre e, grazie allo scorrere delle lettere dell’alfabeto pronunciate dal suo interlocutore, riesce a dialogare. Non ci si improvvisa esperti di linguaggio oculare.

Parla spontaneamente delle sue passioni e dice: «Mi piace molto cucinare, scrivere poesie e mantenere vivo il contatto con gli altri». Lola ama il colore rosa, lo si capisce immediatamente entrando nella sua camera. Coperte, cuscini, accessori, ogni oggetto contiene almeno un pizzico di questo colore. Il rosa, si pensa, sia simbolo della capacità di dare e ricevere amore.

Alessandro Preziosi realizza il sogno di Lola D'Arienzo malata di Sla

La sua passione per la danza

E lei, di amore ne dà e ne riceve tanto. «Il rosa – spiega – mi ricorda la danza». Forse i tutù che usano le ballerine o i fiori che si intrecciano in un’acconciatura, oppure, lo associa istintivamente alla femminilità che caratterizza il grande amore che l’accompagna da sempre: il ballo, l’attività di insegnante che svolgeva prima della malattia e sua attuale fonte di ispirazione. «La danza è importante per me, un qualcosa di interiore che non riesco a spiegare».

Lola scrive poesie, una raccolta l’ha già pubblicata. Ma la sua voce, messa su carta da chi le sta vicino, non si interrompe e vuole continuare a comporre. Tanta amarezza durante i primi dieci anni dalla scoperta di avere la Sla, con la chiusura in se stessa e la voglia di allontanare tutti. Accanto a lei il figlio Vittorio, a cui il suo amore è arrivato inizialmente attraverso le lettere. Situazioni di vita travagliate li hanno portati a rimanere divisi per lungo tempo. Oggi il loro è un legame speciale da cui nessuno dei due può separarsi.

 

A parte il figlio, sono in tanti ad occuparsi di lei. Ha bisogno di essere assistita continuamente per le terapie e l’aspirazione dei muchi. Ad oggi sono in quattro ad accudirla su turnazione. Anche se la sua casa è un continuo andare e venire da parte delle sue amiche e di tanti che negli anni l’hanno sostenuta in ogni modo possibile. Sembra quasi che attraverso la malattia, lei riesca a dedicarsi maggiormente alle sue passioni, coltivando i suoi interessi senza distrazioni.

Come non pensare a Piergiorgio Welby o al recentissimo caso di dj Fabo. Lola morde la vita e si guarda intorno, aggrappandosi continuamente a nuove sfide. Un inno alla vita che può diventare il manifesto di tutti coloro che, come lei, pur vivendo, una condizione limite, vogliono far arrivare anche la propria voce. Perché la vita può terminare con dignità, anche rimanendo immobili nel proprio letto ma sorvolando sterminati confini, con la sola forza del pensiero e il semplice battito delle proprie ciglia.

 

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