giovedì, Marzo 28, 2024

Al Piccolo Bellini le sorellastre di Russo e Musella

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Giuseppe Giorgio
Giuseppe Giorgio
Caporedattore, giornalista professionista, cura la pagina degli spettacoli e di enogastronomia

Al Bellini in scena “Ranavuottoli- Le Sorellastre”, di Roberto Russo e Biagio Musella con Nunzia Schiano, Biagio Musella, Pino L’Abbate. Recensione.

di Giuseppe Giorgio – Si addentra persino nel mondo delle fiabe la drammaturgia di Roberto Russo, si insinua fino a farne viva parte, penetrando i suoi strati più profondi.  Partendo da quelle storie che attraversando i secoli ed il concetto di narrazione originaria della tradizione popolare, sono arrivate a noi mediante i più svariati mezzi, la scrittura del singolare autore, si traduce in una buffa ed onirica visione dell’ordinarietà.

E così è accaduto con “Ranavuottoli- Le Sorellastre”, l’atto unico visto al Piccolo Bellini nato da un soggetto di Biagio Musella, lo stesso che nell’offrire la sua collaborazione alla stesura del testo di Russo, ha poi anche in palcoscenico, come interprete insieme a Nunzia Schiano, portato un lavoro piacevolmente destabilizzante. Incuneandosi nei meandri dell’universo di Cenerentola,  o meglio, negli anfratti di quella fiaba popolare che fu anche del  Giambattista Basile,  Russo e Musella, sono riusciti a dare vita ad una lettura  singolare dell’antica narrazione,  consegnando al pubblico, al posto della solita visione tutta protesa verso la vincente “Cenerella”, un’analsi introspetiva della storia in cui l’ago della bilancia pende più verso le due perdenti “sorellastre”.

Al Piccolo Bellini le sorellastre di Russo e Musella

Grazie alla trascinante prova di una formidabile creatura da palcoscenico come l’attrice Nunzia Schiano nei panni di Genoveffa e grazie  ad una altrettanto avvincente performance di Biagio Musella, incontenibile nelle vesti della emaciata Anastasia, “Ranavuottoli” giocando su quella che solo apparentemente può sembrare la quintessenza della cattiveria, scava nel profondo fino a dissotterare trascorsi dolorosi e drammi interiori.  Con una bruttezza senza pari  e con una disperata voglia di amore carnale e spirituale, le sorellastre che soccombono ancora una volta dinanzi al felice destino di Cenerentola,  lottano contro un mondo in un cui l’effimero e l’aspetto esteriore domina su tutto.

Con uno spirito ironico e con delle ben assestate battute, “Ranavuottoli- Le Sorellastre” (titolo che avrà una spiegazione nel finale della storia) con un linguaggio diviso tra l’arcaico ed il moderno e con un calcolato guazzabuglio tra passato e presente, analizza le interiorità delle due donne e i loro orribili segreti, cercando di trovare un motivo per la loro riluttanza verso una vita normale. Con la partecipazione di Pino L’Abate e con i divertentissimi e funzionali contributi in video di Giovanni Esposito, Niko Mucci, Claudia Puglia, Carmen Pommella e Sergio Assisi,  il lavoro conta sull’appassionante direzione di Lello Serao.

Un regista tutto impegnato, per l’occasione, nell’esaltare la commistione tra il bene e il male, il drammatico e il grottesco,  pur mantenendo evidenti quegli stessi solchi tipici di una grande opera teatrale sommessamente vicina allo stile del melodramma. Sottolineando a parole e con le musiche di Niko Mucci e Loca Toller,  le emozioni di una storia fatta di incubi e sgomento, di amore e di odio, di violenze perpetuate e subite, “Ranavuottoli” affonda nelle tenebre di due esistenze sperdute come quelle delle due “Sorellastre” protagoniste.

Le stesse che pur nascondendo dietro il ridicolo ed il bizzarro le loro laceranti devastazioni interiori, lasciano scorgere, tra gesti e rituali a tratti orridi e sanguinolenti, la tremenda lotta quotidiana per una esistenza normale. Con la bella scenografia di Tonino Di Ronza, i costumi di Anna Zuccarini  e le  videoproiezioni di Salvatore Fiore, il lavoro prodotto dal Teatro Bellini con Teatri Associati di Napoli, nell’evidenziare i tratti di un autore come Russo, da sempre impegnato nel produrre dei testi ricchi di carica eversiva, di angoscia e di preoccupazioni metafisiche, piace e convince.

Così come la persuasiva voglia  di presentare attraverso gli stilemi di una fiaba, il dramma di due esistenze uscite da un racconto pericolosamente in bilico tra la psiche, la morte e le più inconfessabili intimità.

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