giovedì, Marzo 28, 2024

Addio a Umberto Veronesi: “Andate avanti, perché il mondo ha bisogno di scienza e ragione.”

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“Andate avanti, perché il mondo ha bisogno di scienza e ragione.” Questa è la frase che si legge nel post della pagina facebook della Fondazione Veronesi.

Una vita dedicata alla lotta contro il cancro. Umberto Veronesi è morto nella sua casa di Milano all’età di 90 anni. Da alcune settimane le sue condizioni di salute si erano progressivamente aggravate.

Era circondato dai familiari, dalla moglie e dai figli. E’ stato un oncologo e politico italiano, fondatore e Presidente della Fondazione Umberto Veronesi. Laureatosi in medicina e chirurgia presso l’Università Statale di Milano nel 1952, decide di dedicarsi allo studio e alla cura dei tumori: dopo alcuni soggiorni all’estero (Inghilterra e Francia) entra all’Istituto Nazionale dei Tumori come volontario e ne diventa direttore generale nel 1975. È stato direttore scientifico dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano dal 1976 al 1994. Ha ricoperto l’incarico di Ministro della sanità dal 25 aprile 2000 all’11 giugno 2001 nel Governo Amato II.

La sua attività clinica e di ricerca è stata incentrata per decenni sulla prevenzione e sulla cura del cancro. Il nome di Veronesi è legato a contributi scientifici e culturali riconosciuti e apprezzati in tutto il Mondo. I contributi scientifici più rilevanti riguardano l’invenzione della chirurgia conservativa per la cura dei tumori mammari. In particolare si è occupato del carcinoma mammario, prima causa di morte per tumore nella donna.

A suo giudizio le donne sarebbero più resistenti al dolore e alla fatica, più fedeli all’azienda o all’istituzione che rappresentano, meno aggressive, più decise, più votate all’armonia, alla pace e al progresso civile.

A chi si chiede oggi perché mai gli americani vennero qui a sperimentare la cosiddetta terapia adiuvante per il carcinoma della mammella (la procedura di dare farmaci dopo l’intervento che ha salvato milioni di donne nel mondo) portando i loro dollari a Milano, gli storici danno una sola risposta plausibile: perché negli Usa i chirurghi non volevano farlo, non volevano condividere le pazienti coi chemioterapisti e tantomeno trattarle con quei farmaci così pesanti. In Italia, a Milano, gli americani trovarono un oncologo che lavorava come loro (Gianni Bonadonna), e un grande chirurgo che capì per primo al mondo che il cancro si combatte in equipe.

E si vince con la ricerca. Veronesi è stato primo teorizzatore e strenuo propositore della quadrantectomia, dimostrando come nella maggioranza dei casi le curve di sopravvivenza di questa tecnica, purché abbinata alla radioterapia, sono le medesime di quelle della mastectomia, ma a impatto estetico e soprattutto psicosessuale migliore.

Inoltre ha partecipato alla fondazione dell’AIRC e ha fondato nel 1982 la Scuola europea di oncologia. Umberto Veronesi si è battuto per convincere la politica che la ricerca pubblica è una priorità, perché senza sono le aziende a fare il bello e il cattivo tempo. Questo non gli piaceva, e non dovrebbe piacere nemmeno a noi.

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