giovedì, Aprile 18, 2024

“Odissée d’une incomprise” in scena al Teatro Luca De Filippo di Portici

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Organizzato dalla Scuola Spazio Danza di Portici, su ideazione e coreografie di Annalisa Di Stefano per la regia di Stefano Fiorentino, è andato in scena al Teatro Luca De Filipppo di Portici “Odissée d’une incomprise”.

“Odissée d’une incomprise” nasce da un’ispirazione musicale di Keny Arkana, rapper francese di origine argentina, trapiantata a Marsiglia.  Il testo, racconta l’odissea di una giovane donna che si sente appunto incompresa, senza però mostrarsi vittima di questo e nemmeno accusando gli altri per non comprenderla. Lo spettacolo si apre raccontando l’incomprensione in amore ossia ‘erano il bianco e il nero’ interpretato da Silvia Nocera e Stefania Zeno. Segue la trilogia non parlo, non vedo, non sento. Nel primo vi sono due persone (interpretate da Virginia Friscia e Lucrezia della Valle) che danzando intersecando i loro corpi come fossero due lingue, credono di parlare, ma in realtà non comunicano davvero. “Succede spesso tra le persone, di parlare, parlare, parlare, senza dirsi nulla. Ho cercato di raccontare proprio questo, attraverso l’ausilio dell’entrata in scena di un figura d’infante,  interpretata dalla piccola Marta Ruggiero giovanissima danzatrice di soli 7 anni, la quale entra in scena cercando di attirare l’attenzione degli adulti, riuscendoci sul finire del pezzo – dice Annalisa Di Stefano – lei stessa attraverso un rossetto nero, colora le labbra di entrambe le persone, ‘donando’ loro la possibilità di comunicare e non solo di parlare, alla fine solo una delle due ci riesce, l’altra rifiuta il dono togliendosi nervosamente il rossetto dalle labbra”. Segue non vedo interpretato da quattro danzatrici, la principale è Federica Palma. Sono tutte bendate. Il senso non è la cecità, ma avere la facoltà di vedere, ma senza guardare davvero. La trilogia si chiude con non sento. Le danzatrici sono ‘chiuse’ in una bolla di cellofan. Sentono, ma non odono. Si liberano una volta da questa bolla che le tiene intrappolate e alla fine se ne disfano completamente attraverso una danza liberatoria e toccante. Un altro momento coreografico significativo è Je suis la solitaire (Keny Arkana) e Magnitude. Il primo è interpretato da un assolo di Lucrezia della Valle e racconta di una donna ‘sola’. Il senso di ‘sola’non è di solitudine o di status single, ma di una donna decisa, forte, sicura, e soprattutto equilibrata. Magnitude, invece, racconta in maniera cruda e angosciante le schiavitù e le vergogne degli esseri umani del nostro tempo. La conclusione è affidata, coreograficamente, ad una preghiera scritta e interpretata da Keny Arkana che sta a significare non necessariamente il lieto fine, ma sollievo e speranza. Lo settacolo è arricchito da diversi momenti di prosa interpretati dagli attori Stefano Fiorentino, Elvira Mazzaro e Alessia Vollero che traggono per lo più spunto dalle traduzioni in italiano dei testi francesi di Keny Arkana, in modo da avere un filo estremamente coerente tra danza e prosa.

 CAST

Traduzioni dal francese Anna Zabberoni
scenografie Guido Torrente
luci Alessandro Striano

Ballerine
Silvia Nocera , Katia Tschantret , Lucrezia della Valle, Alessandra Di Dato, Federica Palma, Virginia Friscia, Camilla De Vivo, Alessia Maglione,  Marta Ruggiero, Alessia Masiello, Daniela Di Maio e Stefaniza Zeno.

Regia Stefano Fiorentino

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