Dopo oltre 40 ore dalla valanga sono stati salvati 10 superstiti. Tra questi 4 bambini e una donna. L’albergo di Farindola è stato seppellito da una slavina due giorni fa.
Sepolti vivi nella neve per più di due giorni. Sono dieci, ma i numeri continuano ad aggiornarsi, le persone che si trovavano nell’hotel Rigopiano di Farindola sopravvissute alla valanga che si è abbattuta sull’edificio alle 17 del 18 gennaio. Gli ultimi ad essere stati liberati sono tre bambini. Non tutte le persone individuate sono state estratte dalle macerie. Le operazioni di soccorso continuano senza sosta in condizioni difficilissime: da una parte il rischio di nuove valanghe, dall’altro la paura che le travi della struttura possano cedere.
Ci sono volute venti ore prima che i soccorritori riuscissero a raggiungere l’hotel. I primi, con gli sci, sono arrivati alle 4 della mattina e hanno trovato i primi due superstiti, Giampiero Parete e Fabio Salzetta, salvi uno perchè quando la slavina è scesa era uscito dall’hotel l’altro perché si trovava nel vano caldaie, in cemento armato. Per il resto hanno trovato solo neve, macerie e silenzio. La speranza si è riaccesa alle 11 del 20 gennaio quando i vigili del fuoco per la prima volta hanno avuto la certezza che sotto le macerie dell’albergo c’erano delle persone ancora vive. Salve perchè nel momento in cui una valanga dal fronte di 600 metri travolgeva l’hotel relax a quattro stelle si trovavano nel locale cucina del resort sotto un solaio che è rimasto integro. Qui avrebbero acceso un fuoco e il fumo avrebbe indirizzato i soccorritori. Per loro sono stati chiesti subito coperte e liquidi. Chi è stato liberato è stato portato in elicottero negli ospedali di Pescara e dell’Aquila.
Sono stati estratti dalle macerie dell’hotel la madre e il figlio (non la figlia, come detto in un primo momento) di Giampiero Parete, una dei due che il 18 gennaio si è salvato dalla slavina e ha dato l’allarme. La madre, appena liberata, ha chiesto aiuto per la figlia, ancora tra le macerie.
Sarebbero vivi Domenico Di Michelangelo, 41 anni, di Chieti, poliziotto in servizio a Osimo (Ancona), la moglie Marina Serraiocco, 37 anni, di Popoli, e il loro bambino di 7 anni. Lo conferma il sindaco di Osimo Simone Pugnaloni, che cita fonti «dei familiari e delle forze di polizia». Doveva essere una vacanza felice sulla neve per loro. Purtroppo le vittime identificate sono Alessandro Giancaterino, fratello dell’ex sindaco di Farindola e capo cameriere del resort, e Gabriele D’Angelo, cameriere dell’hotel.
Sull’albergo alle 17 di mercoledì 18 gennaio si è abbattuta una slavina che si è staccata dal costone di roccia sul versante pescarese del Gran Sasso. In quel momento all’interno c’erano 35 persone tra ospiti e dipendenti. La valanga è stata probabilmente innescata dalle 4 scosse sismiche di magnitudo tra 5,1 e 5,4 verificatesi la mattina del 18 gennaio, con epicentro l’area dell’Aquilano ma fortemente avvertite in questo versante della regione abruzzese dove il rischio valanghe era già classificato 4 – su una scala di 5.
Il ritardo nei soccorsi. È polemica sui soccorsi partiti in ritardo, secondo la ricostruzione fatta da Quintino Marcella il primo ad essere stato contattato da uno dei due sopravvissuti, Giampiero Parete: la Prefettura non ha creduto subito alla sua segnalazione.