“Rifiuti. Il primo giorno”, il lavoro di Roberto Russo visto al T.A.N., nelle mani di un regista avanguardista come Gianni De Feo ed in quelle di due interpreti come Sergio Di Paola e Imma Pagano.
NAPOLI – Dall’emblematico deserto di una terra abbandonata e morta ad un non bene identificabile luogo di una Partenope che ormai non c’è più, “Rifiuti. Il primo giorno”, il lavoro di Roberto Russo visto al T.A.N., nelle mani di un regista avanguardista come Gianni De Feo ed in quelle di due interpreti come Sergio Di Paola e Imma Pagano, dimostra come l’autore, ancora una volta, riesca ad illuminare le oscurità di una civiltà alla deriva. Con gli interpreti Di Paola e Pagano, che ben s’identificano per gestualità e toni nei panni di un ex artista comico ed una borghese presumibilmente vomerese, il testo di Roberto Russo, come un piccolo capolavoro della letteratura contemporanea aperto a tante interpretazioni, offre alla messinscena, ed ai due stessi protagonisti, la possibilità di tracciare le forme di uomini vittime di antiche desolazioni ed incapaci di trovare un motivo di essere nella terribile e mortale trappola di un mondo avvelenato e sommerso dai rifiuti. Vissuta all’ombra di una città vuota e sconquassata dalle nefandezze del genere umano, tra le schermaglie dei due protagonisti, le loro identità che emergono imperiose ed i resti di un luogo ridotto ad una sorta di discarica, “Rifiuti”, analizza la vita dei due emarginati fino a giungere a quella sublimazione spirituale che cerca di separarli da una società spietata e senz’anima. Una considerazione amara quella del lavoro di Roberto Russo che si interseca con la voglia di scavare, pur senza mai trovare il fondo, in una terra infernale invasa dalle anime vaganti di morti alla ricerca del passato. Con le scene ed i costumi di Roberto Rinaldi e la bella prova degli attori, “Rifiuti, mostra tutta la sua drammaturgica vigoria insieme ad una via di salvezza da seguire disperatamente prima dell’avvento di un devastante e possibile futuro. Grazie anche agli altri attori Ida De Rosa e Lorenzo Russo e grazie a Caterina Bianco al violino, dinanzi al pubblico a prendere corpo è la trama di una storia tagliente e pericolosa come un rasoio. Con i lamenti provenienti da un misterioso aldilà che diventano urla di dolore e strizzando l’occhio al grottesco ed al surreale, “Rifiuti” finisce con l’aprire squarci amari sulla verità riguardante la condizione sociale del napoletano. Per il pubblico, quindi, non la solita canonica rappresentazione, bensì una messinscena capace di nascondere il suo significato in quello stesso violento soffio di vento che apre e chiude lo spettacolo. Un vento forte, sinistro, un vento sibilante, un vento di dolore, che nel mentre potrebbe identificarsi come un portatore di novità e di aria nuova, si trasforma di colpo in qualcosa che tutto spazza inesorabilmente via, cultura ed identità comprese.