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Il ricordo di Antonio De Curtis, in arte Totò, a 50 anni dalla morte

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Antonio De Curtis, in arte Totò, uno dei più grandi attori del cinema italiano, che solo dopo la morte gli è stato tributato quel successo meritato e patito durante la sua lunga e fortunata carriera artistica, unica al mondo per dote e per grandezza d’animo.

Cinquant’anni fa, alle tre del mattino del 14 aprile 1967 si spegneva, nella sua casa dei Parioli a Roma, Antonio De Curtis, in arte Totò. Il giorno prima si era presentato sul set de Il padre di famiglia, di Nanny Loy, per girare la prima scena del film che si svolgeva in esterni: quella di un funerale. Un triste presentimento, commenteranno in molti all’indomani della morte del Principe De Curtis.

La notizia della morte di uno dei più grandi e bistrattati (dalla critica) attori del cinema italiano, fu un durissimo colpo per tutti coloro che l’avevano ammirato, seguito e amato nella sua lunghissima e fortunata carriera artistica, che l’aveva visto protagonista di ben 97 film. Dopo aver celebrato un primo funerale a Roma, la famiglia portò subito la salma a Napoli, dove Totò aveva chiesto esplicitamente, di essere sepolto. totò funerali

Nell’imponente basilica di Santa Maria del Carmine nota anche come il Carmine Maggiore, si svolsero nuovamente i funerali dell’artista, dove un’immensa folla di napoletani, alcuni dei quali si narra fu colta da malore, bloccò letteralmente la città di Napoli.

Un famoso capo-guappo dell’epoca, che dettava legge nel quartiere che aveva dato i natali a Totò, quello della Sanità, chiamato “Naso ‘e cane”, pretese di celebrare un terzo funerale proprio in questo quartiere, dove in via Santa Maria Antesecula (angolo vico Felice), Totò era nato, povero e senza un’avvenire.

E così, con una bara vuota, si svolse anche questo terzo funerale, dove partecipò unanime tutto il quartiere della Sanità e la grande offesa per il torto subito, fu definitivamente riparata. Siamo partiti dai tre funerali di Totò per celebrare un attore, una maschera, una marionetta. Non è facile delineare i tratti caratteriali e attoriali di un attore come Totò, un genio che nasce una volta ogni cento anni. toto miseria e nobiltàUna carriera strepitosa nata sul palcoscenico di don Peppe Jovinelli, dove il futuro attore iniziò la sua grande avventura nel mondo dello spettacolo.

Tuttavia, nonostante le sue spiccate doti di attore teatrale, fu completamente assorbito dal mondo del cinema, e la sua figura di guitto prodigioso, con la classica bombetta e i pantaloni a zompafuosso, restano una delle espressioni più vive e memorabili della sua arte di trasformarsi, all’occorrenza, in uno snodato ed irriverente clown dai tratti tipicamente partenopei.

Ha lavorato con i più grandi registi dell’epoca, da Carlo Ludovico Bragaglia (Totò le Mokò del 1949; Totò cerca moglie del 1950; 47 morto che parla del 1950) a Mario Mattoli (I due orfanelli del 1947; Fifa e arena del 1948; Totò sceicco del 1950; Un turco napoletano del 1953; Miseria e nobiltà del 1954) da Mario Monicelli (Guardie e ladri del 1951 con Steno; Totò e Carolina del 1953) a Eduardo De Filippo (Napoli Milionaria del 1950). Con Camillo Mastrocinque, ci ha lasciato memorabili duetti con il grande Peppino De Filippo, che non era la sua spalla (lo fu egregiamente e con devozione Mario Castellani, che lo seguì nel suo lavoro fino alla morte), ma che si rivelò un ‘accoppiata vincente per il cinema italiano, con i ben noti Totò Peppino e….., nei quali i loro memorabili e divertenti scambi di battute, spesso improvvisati al momento, restano una delle trovate più belle del cinema italiano. toto_peppino_e_la_malafemminaNon la pensava allo stesso modo Totò, che già fortemente maltrattato da una critica distratta e incompetente, aspirava a un ruolo di maggiore spessore cinematografico che ne valorizzasse le spiccate doti di attore anche drammatico.

E se l’operazione con Roberto Rossellini, uno dei tre grandi registi del “Neorealismo” fallì con il film Dov’è la libertà del 1952, Pier Paolo Pasolini, invece, con Uccellacci e uccellini del 1966, il primo della trilogia pasoliniana con La terra vista dalla luna e Che cosa sono le nuvole, diede a Totò la possibilità di esprimersi appieno, evidenziando tutte quelle qualità che il grande attore finalmente manifestò sul set dei film appena citati. La sua intensa interpretazione per Uccellacci e uccellini, accanto a un Ninetto Davoli praticamente sconosciuto, gli valse a Cannes il premio come migliore interprete protagonista e il nastro d’argento come migliore attore dell’anno.

Era il 1966. Nella sua lunga e sterminata carriera, ha recitato con i più grandi del cinema e del teatro, da Alberto Sordi ad Aldo Fabrizi, da Erminio Macario a Nino Taranto, da Vittorio De Sica a Gino Cervi, dando grande prova di attore anche con artisti stranieri di grande calibro come Walter Pidgeon ne I due colonnelli, con Luis De Funes ne I tartassati e con Fernandel ne La legge è legge. franca faldini e totò

Ha avuto accanto le attrici più belle e brave del cinema italiano, da Sophia Loren a Silvana Pampanini, da Delia Scala a Isa Barzizza, da Marisa Merlini a Franca Marzi, fino all’indimenticabile Anna Magnani (Risate di gioia) e alla sua ultima compagna Franca Faldini che gli è rimasta vicino fino alla morte, accompagnando i suoi ultimi anni di vita con grande affetto e forte coraggio. Ci resteranno per sempre scolpiti nella memoria alcuni suoi divertenti tormentoni, da Ammesso e non concesso a La donna è mobile, e io mi sento mobiliere, da io ho fatto tre anni di militare a Cuneo a ….lei è un paziente che non ha pazienza, e che paziente è, abbi pazienza, con un indimenticabile Pietro De Vico. Ma tutta la sua filosofia nel dividere il genere umano in due grandi categorie, si risolveva nel celebre e amaro Siamo uomini o caporali ?, accanto ad un vulcanico Paolo Stoppa impegnato in questo film, in ben sei personaggi diversi. Ma nessun attore che ha lavorato con Totò, è riuscito mai minimamente ad offuscare quella immensa forza della natura che il suo grande cuore di uomo e di attore, rifletteva in ogni suo gesto.

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