venerdì, Marzo 29, 2024

Pubblicità offensive: Quale fa più male alle donne?

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2Anews è un magazine online di informazione Alternativa e Autonoma, di promozione sociale attivo sull’intero territorio campano e nazionale. Ideato e curato da Antonella Amato, giornalista professionista. Il magazine è una testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli n.67 del 20/12/2016.

Non bisogna contestare ogni nudo di donna. Il tema non è di per sè il nudo ma quale messaggio veicola rispetto alla relazione uomo-donna.

di Antonella Amato – Oggi sono in molti a puntare il dito contro le campagne che mostrano modelle nude in atteggiamenti o situazioni svilenti e che sfruttano queste immagini solo per attirare l’attenzione del pubblico in gran parte “maschile”.pubblicità

In questo periodo potrà forse far riflettere su quanto ci sia di giustificato o meno in certe scelte creative di marketing.

In questo caso nella foto di copertina, una nota catena l’abbigliamento campana (Spio), pubblicizza l’acquisto del corredino per neonati con l’immagine del corpo nudo di una mamma. Che nesso c’è tra la foto e l’abbigliamento dei neonati? Lo sguardo viene attirato dal nudo e il nostro cervello associa l’immagine alla pubblicità che resta memorizzata nella mente. Abbiamo cercato di capire le ragioni di questo trend: oltre ad uno sfruttamento dell’erotismo nella comunicazione pubblicitaria, pare che sia proprio l’esigenza di fisicità a fare da leva portante a questi messaggi.pubblicità

In realtà, molte ricerche sull’efficacia di spot dove il corpo è soprattutto femminile è viene usato come strumento di attrazione erotica, dimostrano che il messaggio così strutturato difficilmente raggiunge l’obiettivo strategico di marketing. Queste campagne suscitano sicuramente scalpore, riempiono le pagine dei giornali e divengono argomento di discussione per l’opinione pubblica, ma i risultati finali sono spesso deludenti.

“I richiami sessuali interferiscono con la comprensione del messaggio, se un’immagine sessualmente suggestiva o esplicita non è rilevante per il prodotto pubblicizzato, non ottiene attenzione orientata alla vendita”, che è poi ciò a cui gli spot puntano nell’immediato.

Ma attenzione la pubblicità può essere altamente “lesiva” anche se la donna è vestita non è detto che una pubblicità in cui compare un nudo sia necessariamente offensiva. pubblicitàSono lesive le immagini di nudo associate a sottintesi sessuali che offendono la dignità del genere femminile.

Ma ben venga Belen Rodriguez che indossa intimo in pose sexj, oppure le modelle che pubblicizzano i bikini. Alcune comunicazioni della moda o del lusso (profumi, superalcolici) e pubblicità locali cercano la visibilità attraverso lo scandalo, tra doppi sensi grevi, giochi di parole imbarazzanti sbattuti sui manifesti, ragazze scosciate messe lì solo per catturare l’attenzione. L’immagine della donna di successo è assente, si privilegia invece quella di una prostituta ammiccante o di una massaia felice.

In Italia non è prevista alcuna legge specifica per contrastare la pubblicità offensiva. Negli anni passati, sono stati presentanti alcuni progetti di legge in Parlamento, che non sono ancora giunti ad approvazione definitiva.

Un ruolo fondamentale è stato svolto dall’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria grazie all’azione dei suoi organi di controllo (Giurì e il Comitato di controllo). Inoltre, alcuni Comuni hanno promosso iniziative volte a contrastare la diffusione di immagini discriminatorie nei territori cittadini.

 E’ vero che cose del genere si possono segnalare allo IAP, ma si dovrebbe anche nominare una commissione ad hoc, che censuri immagini dai contenuti violenti o umilianti nei confronti di qualunque persona. Non si tratta di moralismo ma di violazione della “dignità umana”.

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