giovedì, Aprile 18, 2024

Infermiera sospesa. Fingeva di vaccinare i bambini

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Treviso, un’infermiera fingeva di vaccinare i bambini ma, in realtà, gettava le fiale. I colleghi, insospettiti perché i piccoli non piangevano mai durante l’iniezione, hanno segnalato il caso, nel giugno 2016, ai Nas e alla Procura. 

Fingeva di fare i vaccini ma in realtà buttava via le fiale: è questo il sospetto che ha portato l’Asl di Treviso a richiamare 500 pazienti. Un’infermiera dell’ambulatorio vaccinale della città registrava la prestazione, ma poi non la effettuava.

I colleghi, insospettiti per il fatto che i bambini non piangessero durante le iniezioni, hanno riferito le loro perplessità all’azienda sanitaria che, a giugno 2016, ha denunciato la cosa ai Nas e alla Procura e ha trasferito l’infermiera ad un altro incarico.

Dopo la fase di indagine, c’è stata una prima archiviazione, “in assenza di ulteriori elementi a carico”. L’Asl2 del Veneto ha poi avviato una serie di valutazioni sierologiche sui presunti vaccinati e il 10 aprile, in seguito agli accertamenti, la Direzione del Dipartimento di Prevenzione ha ritenuto di avere elementi sufficienti per presumere che l’assistente sanitaria non avesse eseguito tutte le vaccinazioni che avrebbe dovuto effettuare, dandone segnalazione alla Procura della Repubblica e al proprio Ufficio Provvedimenti Disciplinari.Infermiera sospesa. Fingeva di vaccinare i bambiniSi è configurata così “una grave violazione dei doveri professionali e degli obblighi assistenziali”, per questo l’Asl ha contattato tutti i pazienti potenzialmente interessati, circa 500, tra adulti e bambini, per dare loro la possibilità di completare correttamente la vaccinazione. I magistrati stanno valutando ora se riaprire il fascicolo.

Un comportamento, quello dell’infermiera trevigiana, che ha ingannato le aspettative di genitori fiduciosi e ha fatto correre gravi rischi a bimbi inconsapevoli.

Esperienze a confronto: una storia che fa riflettere

Non sono sempre stata un’inflessibile sostenitrice della vaccinazione per la salute pubblica. Ho studiato le vaccinazioni e la storia delle malattie infettive alla scuola infermieri. Ma è stato solo quando sono rimasta incinta del mio terzo figlio, durante l’epidemia dell’H1N1, che ho iniziato davvero a interessarmi alla questione. Durante l’epidemia influenzale H1N1 del 2009 ero incerta se fare il “nuovo” vaccino antinfluenzale, la cui sicurezza era messa in discussione dai media. Nello Stato dove risiedevo, New York, c’era una proposta di legge che obbligava tutti i professionisti sanitari a vaccinarsi per l’influenza o, in alternativa, sarebbero stati licenziati. Benché fossi un’infermiera e avessi un’istruzione professionale, ero sconvolta e sopraffatta dai resoconti allarmanti che ascoltavo nei telegiornali e dai racconti che leggevo sui siti internet. Allo stesso tempo, però, ero preoccupata e desideravo proteggere il mio bimbo non ancora nato: sapevo che non sarei stata in grado di evitare il contatto con il virus influenzale, soprattutto perché oltre il 60 per cento di pazienti dell’unità infermieristica in cui prestavo servizio era ammalato di influenza.

Il confronto con una mia docente mi ha aperto gli occhi sui pericoli della disinformazione. Ero un soggetto ad alto rischio, idoneo a ricevere il vaccino per l’influenza H1N1 ed ero incinta. Replicai che avevo letto, su internet, quanto fosse pericoloso il vaccino per le donne in gravidanza. La informai che ero intenzionata a oppormi all’ordinanza forzata dello Stato di New York.

La mia insegnante mi chiese tempo per valutare le fonti su cui stavo basando la mia scelta, poi fu in grado di smentire, una dopo l’altra, le affermazioni scorrette e mi spiegò perché certi siti non fossero credibili nel fornire informazioni mediche. Ero arrabbiata per essere stata ingannata. Ero un’infermiera specializzata, con un’istruzione universitaria, un’abilitazione infermieristica, eppure ero stata fuorviata da siti web complottistici e da blog di genitori. Mi dimostrò che i vaccini per l’influenza erano sicuri, efficaci e fondamentali per proteggere me, il mio bimbo e i miei pazienti.

Quando alla fine arrivò al mio ospedale la fornitura di vaccini, fui una delle prime a fare l’iniezione. Questa mia esperienza mi ha spronato ad accertarmi ogni volta che i pazienti e le loro famiglie siano davvero a conoscenza dei rischi dell’influenza per i bambini, i pazienti immunocompromessi, così come dell’importanza di vaccinarsi durante la gravidanza per proteggere il nascituro e le donne stesse.(Dal sito VaccinarSi – 8 aprile 2014 – modificato)

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