I lavoratori della Coop di via Arenaccia, tramite Il Mattino, lanciano un appello alle autorita’ competenti e all’azienda. “Dopo tanti anni non e’ giusto trattarci in questo modo”.
Chiedono chiarezza i lavoratori della Coop di via Arenaccia. Solo questo. In un momento in cui diventa difficile far tutto, perche’ l’unico pensiero e’ quello di un futuro senza piu’ lavoro. E lo fanno attraverso i microfoni de Il Mattino. Il quotidiano ha, infatti, intervistato alcuni di loro. Che continuano a lavorare nonostante tutto. Nonostante quella spada di Damocle che pende sulle loro teste dal 31 dicembre. Data in cui l’ipermercato avrebbe dovuto chiudere. O almeno cosi’ sembrava. E allora provate a immaginare cosa vuol dire doversi alzare dal letto ogni mattina sapendo che quello potrebbe essere il primo giorno in cui non saprai dove andare. E come dire alla tua famiglia che non hai piu’ un lavoro.
A cominciare da Teresa, che ricorda come lei e tutti gli altri siano “qui da vent’anni a questa parte. E proprio qui si sono formate decine di famiglie. Siamo in cinquantaquattro ad essere soggetti ad una pressione che ormai è diventata insostenibile. Non sappiamo più cosa ci riserverà il futuro e non siamo più in grado di progettare la nostra vita. C’è insicurezza anche su questa zona e sulla struttura che ci ospita da sempre”. “Ci sentiamo – continua – completamente in balia degli eventi, e del tutto impotenti rispetto ad una situazione che vediamo complicarsi ora dopo ora. Quello che chiediamo alla nostra azienda è solo chiarezza, anche perchè dopo tanti anni di lavoro non crediamo sia giusto trattarci in questo modo”.
E intanto il tempo passa. Mentre ancora non si conosce il nome dei soggetti privati che dovrebbero assumere la gestione e prendere il fitto della licenza commerciale da Unicoop Firenze. Passa il tempo e i giorni diventano tutti uguali. Confusi tra la paura e la speranza. Quella che tutto possa sistemarsi. Che il lavoro torni a essere un diritto di ogni persona e non qualcosa che da un momento all’altro puo’ essere strappato via cosi’. Gettato come una scarpa vecchia che non serve piu’.