venerdì, Marzo 29, 2024

Pallanuoto. Pino Porzio: “I miei primi cinquant’anni”

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Traguardo importante, quello del 28 febbraio, per Pino Porzio. Bandiera del Settebello dell’era Rudic, ha collezionato da atleta e coach ben 47 trofei.

Ha vissuto in vasca momenti speciali della storia azzurra, su tutti la finale d’oro alle Olimpiadi di Barcellona del ’92, così come li ha vissuti a bordovasca con Posillipo e Recco.
Oggi riparte quasi da zero, lavorando ad un progetto che lo vede affiancato al fratello Franco: rilanciare l’Acquachiara.

Che effetto fa dire ho cinquant’anni?

Quando ero piccolo vedevo i cinquantenni come persone anziane. Oggi da questa “altitudine” pensavo peggio, non mi fa un effetto particolarmente negativo. Mi sento ancora giovane, posso dirlo? Certo se mi guardo indietro, di acqua … ne è passata, e tanta, sotto i ponti.

Cosa le ha dato la pallanuoto?

Molto, direi tutto. Ho sempre vissuto in questo mondo. Dal punto di vista sportivo mi ha dato la possibilità di crescere, di muovermi, di conoscere tanta gente. Non ricordo una parte della mia vita senza pallanuoto, anche negli ultimi anni in cui mi sono un pò allontanato ho vissuto sempre in questo mondo che, con tutti i suoi limiti, rispetto a quello reale, è comunque un mondo “discreto”.

E’ stato un grande atleta, è un allenatore vincente. Cosa l’ha spinta verso traguardi sempre più alti?

Credo che sia una questione di natura, di mentalità. Confrontarsi con gli altri ma sopratutto misurarsi con se stessi. Che alla fine è la sfida più grande, almeno per me. Sono da sempre esigente: con gli altri, con i miei atleti, con i miei compagni quando giocavo, ma sopratutto con me stesso sono inflessibile. Se alla fine perdono gli altri, con me sono da sempre più severo.

Quali sono stati i migliori ed i più duri avversari da giocatore e da allenatore?

Ne ho incontrati tanti. Se penso alla potenza, alla capacità di esprimere la forza nell’unità di tempo mi viene in mente solo Misha (Georgy Mshvenieradze, ndr). Forse era lento nel nuoto, ma quando ti arrivava davanti, grazie anche alla sua manualità straordinaria, era durissima fermarlo. Un altro centro forte è stato Milanovic, anche se di tutti gli attaccanti che ho incontrato quello che ti metteva più in crisi era Estiarte: la sua progressione, il suo talento, la sua intelligenza pallanuotistica erano straordinarie, lo ricordo con stima ed affetto. Ho incontrato anche tanti allenatori, e direi che in tutto il mondo ce ne sono di bravi. Ma credo che i migliori siano gli italiani. La preparazione tattica è di altissimo livello, a prescindere delle squadre che hanno a disposizione, ti devi confrontare con persone che capiscono la pallanuoto, che ti propongono costantemente situazioni diverse. A me è sempre piaciuto impostare le squadre in modo che impongano il proprio gioco sia in Italia che a livello internazionale, e non solo con Posillipo e Recco. Ma non è sempre facile.

Salerno, Bogliasco, Ortigia, Posillipo, Recco. Poi riparte da zero con l’Acquachiara. E’ il richiamo della famiglia a cui non si può dire no?

No, altrimenti sarebbe stata una scelta che avrei fatto subito dopo aver lasciato Recco. E’ semplicemente un percorso come dire naturale. Come si può vedere c’è stata una progressione, penso di essere stato uno dei pochi ad aver fatto la cosiddetta “gavetta” partendo dalla A2, lotta per non retrocedere, media classifica. Mi piace conoscere tutto, sono curioso. Ora con l’Acquachiara c’è un progetto diverso: cambiare il sistema, cambiare tanti giocatori, inserirne molti  del vivaio, avere una prospettiva lunga, dopo aver fatto diversi anni al vertice. E’ una sfida doppia, perchè poi dall’altra parte ho il Canada. Quindi per me più sfide ci sono, più diventa stimolante essere presente.Pino Porzio

Già il Canada: una sfida, la ricerca di nuovi stimoli o scuola per il grande salto verso una nazionale importante?

E’ stata una scelta che va oltre la pallanuoto: potrei dire che alla mia età vorrei guardare oltre la piscina. Certo, è un impegno che mi stimola pallanuotisticamente, ma ho modo di conoscere anche un’altra cultura, un’altro modo di vivere totalmente diverso dal nostro e da quello europeo. Vedere, toccare da vicino il mondo anglofono d’oltreoceano, è un’altra sfida con se stessi che mi permetterà di vivere emozioni differenti. Ecco, misurarsi con questa nuova realtà rappresenta per me uno stimolo diverso. Senza dubbio è una squadra giovane, che non ha per il momento traguardi mondiali, ma ha la possibilità di crescere e mi da anche l’opportunità di vedere la pallanuoto da angolazioni diverse. In pratica (grossa risata) è una parte di questa mia rivoluzione mentale: prima la vedevo da sud, adesso la vedo da ovest…

Come vive lo spogliatoio da giocatore e come lo vede da coach

Lo spogliatoio è dei giocatori. E’ un angolo dove si vivono gioie ed amarezze, un luogo dove la squadra trova la sua intimità. Non reputo giusto che un allenatore vi faccia parte. Certo sotto certi aspetti mi manca, ma è altrettanto vero che la mia presenza, come quella di qualunque coach, potrebbe falsarne la spontaneità.

Il rapporto con suo fratello Franco: rivalità, amicizia o cosa?

Voglio molto bene a mio fratello ma siamo estremamente diversi: lui è impulsivo io più riflessivo. Ed è altrettanto vero che è capitato, specie da giocatori, di non essere d’accordo in determinate situazioni. Ma oggi c’è profonda amicizia, andiamo molto d’accordo, direi che abbiamo trovato un giusto equilibrio. D’altronde, .. a cinquant’anni deve essere così!

Quali le differenze di vita sportiva tra tutti i luoghi in cui ha allenato?

Ho sempre rispettato l’ambiente in cui sono andato. Non ho mai pensato che l’ambiente napoletano, o del Posillipo, sia stato il migliore di tutti, in ognuno sono sempre entrato con grande rispetto delle sue tradizioni senza volervi “importare” cose di altre realtà. L’allenatore deve saper gestire gli ambienti in cui lavora, deve capire le abitudini di chi ci vive, cercando di far crescere l’ambiente, che non è solo quello sportivo, ma anche la cornice che ha intorno: le famiglie, le istituzioni, la stampa. cercando di essere quanto più possibile rispettoso della storia altrui.

(Nella foto Pino Porzio in Canada)

di Francesco Grillone

(articolo ripreso dal Waterpoloitaly)

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