martedì, Aprile 23, 2024

Massimo Ghini in scena con la commedia “Un’ora di tranquillità”

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Massimo Ghini, al teatro Augusteo, con la commedia di Florian Zeller  “Un’ora di tranquillità”,  punta tutto sulla comicità di un autore considerato tra i più apprezzati della drammaturgia francese contemporanea.

di Giuseppe Giorgio –  Mantenendosi coraggiosamente in equilibrio su di un filo sospeso nell’aria ed immaginariamente retto da una parte da Ray Cooney e dall’altra da Georges Feydeau,  l’interprete e regista Massimo Ghini, al teatro Augusteo, grazie alla commedia di Florian Zeller  “Un’ora di tranquillità”,  punta tutto sulla comicità di un autore considerato tra i più apprezzati della drammaturgia francese contemporanea. Ritmata fino all’esasperazione e con una macchina drammaturgica che conduce gli spettatori ai limiti dello stress, il lavoro moderno e dai toni forzatamente umoristici, si basa sulla storia di un personaggio difficilmente collocabile per carattere e pensiero. Ovvero, sulla vicenda di un uomo che cerca, al di là di corna, tradimenti, figli sballati e non suoi, amanti, vicini invadenti ed operai modello Super Mario Bros che gli distruggono la casa, soltanto un “un’ora di tranquillità” per ascoltare un vecchio vinile di musica jazz, ritrovato, dopo una vita di ricerche, su di una bancarella del lungo Senna. ghini dueAffiancato da Claudio Bigagli, Massimo Ciavarro, Alessandro Giuggioli, Gea Lionello, Galatea Ranzi e Luca Scapparone, Ghini,  nei panni di un agiato parigino di nome Michel e nella cornice di una casa avveniristica (immaginata dallo scenografo Roberto Crea)  con un finestrone sulla Torre Eiffel, capace di fare la gioia dei poeti simbolisti e di portare alla mente: metafore, analogie e sinestesie, rincorre fino all’assurdo il suo desiderio di sentire un vecchio  long play sinonimo di evasione e libertà. Facendo i conti con i sensi di colpa della moglie che gli confessa di avere un amante che è anche il vero padre del figlio ed ancora, subendo i paralleli desideri liberatori della propria amante, a  sua volta amica della moglie, al frastornato Michel non resta altro che soccombere miseramente al cospetto di tanta folle incomunicabilità umana. Dinanzi ad una moglie depressa vittima del suo strizzacervelli e di antichi adulteri e dinanzi ad una serie di situazioni paradossali e spesso estenuanti anche per lo spettatore, sull’onda d’urto delle incomprensioni, di figli da crisi di nervi e da personaggi a dir poco stravaganti, tutto il lavoro strappa qualche risata  tra la matura platea della prima. E così,  puntando sul dramma ironico di chi pur rincorrendo nella propia casa un momento di serenità non trova altro che problemi e contrarietà, la commedia osserva il povero Michel (che aveva appena ritrovato il rarissimo disco in vinile, “Me, Myself and I” di Niel Youart)  diventare la vittima di un incubo ad occhi aperti. Portando alla mente anche i tratti del  film “Tutti pazzi in casa mia”, con Christian Claviert e Carol Bouquet, anch’esso tratto dalla piece teatrale “Une heure de tranquillité” di Florian Zeller e firmato dal regista francese Patrice Leconte, il lavoro visto nello spazio di piazzetta duca d’Aosta, sembra però essere divorato dal medesimo caos e frenetismo in cui si trova proiettato il protagonista, Michel. Lo stesso che ogni volta che prova ad appoggiare la puntina del suo giradischi sul vecchio microsolco, viene ossessivamente interrotto a turno, dalla moglie, dai rispettivi amanti, dal figlio, dall’idraulico extracomunitario, dalle telefonate della mamma e dal  polacco vicino di casa. Per tutti, in conclusione, tante risate a denti più o meno stretti ed un mattatore come Massimo Ghini, che dovendosela vedere anche con la sua  prima regia ufficiale, conquista la platea, genesi del testo a parte, con una collaudata simpatia e con un’eleganza sinonimo di padronanza e bravura.

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