giovedì, Marzo 28, 2024

Dagli Usa il microchip impiantato nel dito dei dipendenti

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Microchip impiantati sotto pelle ai dipendenti di un’azienda americana. La circolazione delle informazioni non avrà più confini, almeno in orario di lavoro.

Microchip per gli esseri umani. O meglio per i dipendenti per timbrare il cartellino o pagare il caffè’ al bar aziendale. A lanciare la rivoluzione è Three Square Company, azienda tecnologica del Wisconsin, che avvia il prossimo 1 agosto il proprio programma sperimentale di microchip per i dipendenti.

I lavoratori possono decidere se aderirvi o meno ma, secondo le iniziali previsioni, sembra esserci la fila per provare la nuova iniziativa, con 50 degli 80 dipendenti dell’azienda che vogliono entrare a farvi parte. Il programma, frutto della partnership fra Three Square Market e la svedese Biohax International, è il primo del genere negli Stati Uniti, anche se è  già stato testato da un’altra società svedese, Epicenter.

E la novità desta subito perplessità dal punto di vista della privacy e sanitario, con il microchip iniettato su un dito. Sembra, però, che il chip non abbia Gps integrato e chi ci ripensa, potrà comunque farne a meno in pochi secondi, perché si può rimuovere come una scheggia. Inoltre non fa alcun monitoraggio sui lavoratori al di fuori degli orari dei turni. All’azienda ciascun microchip costerà circa 300 dollari. (Fonte ansa.it modificato). Dagli Usa il microchip impiantato nel dito dei dipendenti

Che i microchip potessero essere impiantati sottopelle anche nell’uomo è notizia che circola già da un po’ di tempo. L’idea di essere controllati e controllabili, grazie al loro impiego nei dispositivi che usiamo per la nostra esistenza digitale, è un qualcosa a cui dovremo abituarci presto.

In Medicina, per esempio, si sta lavorando già da un po’ di anni per elaborare un chip sottocutaneo in grado di misurare simultaneamente la concentrazione di varie molecole nel sangue, come il glucosio e il colesterolo.

In futuro il dispositivo potrebbe aiutare i medici a monitorare in tempo reale lo stato di salute di un paziente o a tenere costantemente sotto controllo il dosaggio di un determinato farmaco. Il primo uomo a impiantarsi un microchip sottopelle fu lo scienziato britannico Kevin Warwick.

Nel 1998 Warwick, con un’operazione di venti minuti, si inserì un microchip nella mano: gli bastava muoverla per aprire automaticamente porte e accendere luci.  Di lì in poi, ogni giorno, migliaia di biohacker in tutto il mondo sperimentano soluzioni e ipotesi sempre nuove.

In Australia c’è già chi sta lavorando a una soluzione per lasciare a casa banconote e tessere e fare shopping semplicemente muovendo un dito.

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